Cap. 5 Il paese dei balocchi.




 

             5)   Il paese dei balocchi.


Capitolo chiuso. Puliamo bene il foglio e ricominciamo. Il canone è movimento, le note si dispongono all'apparenza in uno schema piatto ma bisogna vederle venir fuori dal piatto e poi girare, spostarsi, alzarsi, scendere, salire...il canone è un pesciolino luccicante che guizza lanciando coriandoli di scintille ovunque, solo per pazzi e bisogna proprio essere mattacchioni come ogni artista vero, più o meno, è. Si sta formando il primo nucleo umano della storia, la realtà va scavata sotto gli strati di miliaia e miliaia di anni, bisogna probabilizzare una matrice originale che stampi dentro bambini tirati fuori dalla giungla l'abc di tutta la storia umana,  stampato indelebile in modo che si trasmetta all'universale sullo schermo dell'oggi.

Queste cose sono ancora vive, rimossi ignoranza e superstizione  la parola torna su ed illumina quel che è, la probabilità.

Il sole è appena sorto dalla nebbia dell'orizzonte quando torniamo al castello. Mentre fermiamo l'astronave con un occhio guardiamo le balene girare pigre nella baia sotto la scogliera intrappolate loro malgrado, mettiamo al minino i motori di stazionamento ed apriamo il bagagliaio.

I due cuccioli sono ancora addormentati legati come salami, uno ha defecato nel sonno imbrattandosi tutto di merda, sul momento lo battezziamo Merdaccia, l'altro dorme con la bocca aperta tenendo fuori una grossa lingua che vibra con la respirazione emettendo una leggera pernacchia, questo lo chiamiamo Linguaccia, li sistemiamo in una rete e volando li portiamo sotto la cascata.

L'acqua li sveglia ed iniziano  a dibattersi, li scrolliamo bene tirando le corde e li sistemiamo all'entrata del castello incatenandoli ai lati  del portone.

Forse da qui viene la leggenda della cicogna che porta i bambini, chissà?

Accanto hanno due cucce provvisorie, per il momento faranno da cani da guardia e poi si vedrà.

Abbiamo lasciato Berta nel cortile interno del castello, quando arriviamo ci salta al collo e comincia a leccarci il viso da tutte le parti, poi salta a terra e si mette a dimenare il culo come se avesse ancora la coda.

La specie è facile da addestrare, dimostra un'intelligenza naturale sviluppata e se viene nutrita si affeziona facilmente, mentre saltella Berta strilla e tra gli strilli intercala  parole articolate come Be-ta ma-ma, ca-ca, pa-pa, be-ma, pa-ca, separa le sillabe e forma nuove parole.

Andiamo in cucina dove facciamo una sostanziosa colazione poi prepariamo un carretto pieno di cibo e con Berta sulle spalle facciamo il giro delle botteghe. I cuccioli ci sentono arrivare da lontano e cominciano a strillare,  sono affamati infatti si buttano sul cibo con un'ingordigia da lupi. Diamo da mangiare anche a Merdaccia e Linguaccia. I due sono mogi, spauriti, guardano il cibo ma non lo toccano, tirano Ia catena, uggiolano, sbavano. Berta fa uno strillo acuto ed i due la fissano sorpresi, fa un altro strillo ancora più acuto ed i due si accucciano.

C'è uno strano rapporto tra i sessi, le femmine sono dominanti, deve essere una questione di suoni. Berta gongola per come ha messo a posto i due e naturalmente  orina inondandoci la schiena. Cose che capitano.

Apriamo le ali e voliamo all'astronave. Con un impulso la spingiamo al fiume e ci immergiamo, un bel bagno anche al bagagliaio e poi risaliamo, sistemiamo Berta sul sedile accanto e andiamo a fare un voletto, qualche giravolta tra le nuvole, un tuffo nelle profondità dell’oceano dove a quei tempi doveva esserci una vita fantastica e selvaggia poi riemergiamo e torniamo al castello.

Adesso siamo nella torre e stiamo guardando fuori il giro delle botteghe, tutto sta incominciando a muoversi, a girare, a ruotare, un paesaggio da favola lentamente prende forma...

 

                                      l'Arte

                                          (quel che conta è il risultato) 

Cavolo, that's the question...che cavolo è? un cavolo! fatti i cavoli tuoi,  cavolacci,  capito o non capito un cavolo, testa di cavolo, son cavoli tuoi, i bambini nascono sotto i cavoli, come parolaccia si comincia col cavolo e si va avanti col cazzo,  cazzo e cavolo devono avere qualche rapporto, che cavolo ne sappiamo?

Son cavoli amari quindi ci devono essere cavoli dolci...i cavoli non centrano a merenda, non centrano o non ci entrano, comunque non è cibo, se non è cibo è energia, dove tutto è nome o forma ho il nome del cavolo e la forma del cavolo, il cavolo segno col significato del cavolo ed il codice cavolo, sono cavoli,  un'indigestione di cavoli. La forma del cavolo, la radice, il gambo e l'infiorescenza a palla o a cappuccio,  può sembrare un fungo atomico ed il cappuccio ce l'ha il monaco, cavolo scappucciato o cazzo scappellato?...il cappuccio del canone,  canone e cavolo cominciano con ca- come casa cavallo cabala... come cavolo facciamo?

Il nome cavolo, un cavolo per tutti i cavoli, cavolo singolo? cavicchio? cava? il significato, il nome del segno cavolo o cazzo, comunque un cavolo, il cavolo ideale di tutti i cavoli, la cavolinità, cavoli o capre? anche capra comincia con ca-.

Il codice, il corpo del cavolo, come parola scomponiamo per lettera, per sillaba,  anagramma, inverso, aggiunta, zeppo, zappo? Il segno rappresentato del codice ca...zzo! Idea cavolo, immagine cavolo, realizzazione del cavolo, seme, embrione,  crescita, realizzazione, ritorno all'idea! è un bel cavolo veramente. Se ca- è la forma rappresentata del codice, il segno è uguale ed invertito: ac-ca. Acca...H, la bomba acca ha la forma del cavolo, H è il simbolo dell'idrogeno,  dell'etto, dell'ora, dell'altezza, la nota si nella terminologia tedesca,  si dice non ho capito un acca come non ho capito un cavolo o un cazzo...boh? Taglio inversione e raddoppio, quattro quarti poi collego, provo, cambio…

cacca? Ca-ca, ac-ca, ac-ac? Ac passando nella forma si inverte in ca e significa il resto del codice cavolo, ca-vo, ca-lo, acca, cavo, calo… l'acca nel cavo calo? l'acca col cavo calo? Una questione del cavolo sotto tutti gli aspetti, un gioco enigmistico per cervelli fini, avanti con l'impasto.

H20, acqua, acca e acqua suonano, nel cavo c'è l'acqua? acca è un secchio, il secchio cala col cavo e cava su l'acqua o l'acca? solo l'idrogeno separandolo dall'ossigeno?...se togliamo il segno rappresentato ac- dal segno acqua rimane qua come Berta chiama l'acqua.

Per scomporre la molecola dell'acqua in due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno ci vuole un'energia immensa, una rivoluzione? Due acca, uno non è l'altro, la forma dell'uno è l'altro, segno certo e codice incerto, uno è uno e l'altro universale, se scappucciamo l'uno l'altro si scioglie nella corrente? E l'ossigeno che fa, sta a guardare? L'atomo dell'ossigeno non è la molecola H2O, la forma dell'atomo O è H2O, un atomo con le antenne, una non è l'altra, una riceve e l'altra trasmette, un telefonino? Scambi dare avere con l'idrogeno, un ingranaggio a dinamo? Un idrogeno caldo ed uno freddo, se sono tirchi e non pagano le tasse che succede? L'ossigeno si prosciuga e muore, una bocca e un culo, dove finisce la merda? Fanno una banca apposta, una banca fogna?

Acca letto al contrario dà sempre acca, acca più e acca meno, acca e cacca o acca è cacca e tutto da un cavolo.

Nella molecola dell'acqua i due atomi di idrogeno sembrano le palle dell'ossigeno, un bel cazzone, il movimento del cavolo indica le palle che girano,  elica a palle?...Energia dell'acqua? Anche il suono è acqua che viaggia a tot Km al secondo, ossigeno con le palle  che sfreccia a razzo? Molto interessante.

Il cavolo può sembrare una molecola dell'acqua, il gambo un atomo di H che succhia dalla terra, il cappuccio l'atomo di 0 fa la fotosintesi e l'altro atomo di H il culo del cavolo nelle radici, uno sale e l’altro scende, due in uno, salire non è scendere e il  gambo del sovraccappuccio? Un elettrone che esce per esubero di energia o l’atomo di carbonio?

Acca, due a e due c, C è l'atomo di carbonio, la molecola organica, il bernoccolo del cavolo, uno sostiene l'ossigeno e l'altro il carbonio e tutto ruota, dinamico, i poli, il freddo di qui, il caldo di là, da una parte la polpa dall'altra le bucce e poi si fa il vino? Uno succhia dalla terra e l'altro dall'ossigeno e sostiene gli spermatozoi migliori, dove vanno a sborrare?

L'H lo posso girare  posizionandolo perpendicolare allo schermo  ed in questo caso vedrei i due puntini superiori dell'H e la lineetta  in mezzo ._.  punto linea punto, la forma della molecola...il cavolo sta su un piede e tiene l'altro per aria? sopra la testa un virtuosismo da ballerina? Cammina a capriole saltando da un piede all'altro?

Avanti, H-O-C sono i componenti della molecola organica, C è il Carbonio, due di idrogeno, uno di ossigeno,  acca sono  due C e due A,  due di carbonio e due atomi che variano?

Due varianti da aggiungere alle probabilità.

Arte, guardare e non toccare, signori si nasce.

 

Capito un cavolo capito un'acca, andiamo a cazzo per una strada buia tracciata da castronerie dove l'unica certezza è la luce dell'Arte che illumina oggi, oltre il non essere incerto di domani e dietro il non essere incerto dell'esperienza  perchè quel che era certo ieri diventa incerto oggi accertando nuove scoperte.

Il canone è un metodo certo  ma brucia e va trattato con i guanti.

Il codice è disposto lungo la strada come cacche di piccione, seguendo le cacche si segue il volo del piccione.

Il segno accerta le cacche significandole in un percorso ambiguo, verso il passato vanno al futuro, la domanda è certa, a che cosa serve?

La forma del segno è il codice. Il  codice è composto da segni causa la cui forma è un codice di effetti  composti da segni causa ognuno dei quali ha la forma di un codice di effetti formati da…teoricamente all’infinito.

Abbiamo trovato un segno la cui forma è una proiezione all’infinito ma il discorso vale anche al contrario, il segno  appartiene ad un codice che è forma di un segno che appartiene ad  un codice che è  forma di  un segno che appartiene a un…e avanti così all’infinito, due infiniti che in realtà sono uno, uno proiettato al sempre più grande, l’altro al sempre più piccolo dei suoi particolari e anche questi sono infiniti. L’unicità segno, il concetto di uno al centro di una proiezione sferica infinita la cui faccia in espansione è la forma del centro aggiornato a oggi.

Infinito teorico, in pratica dallo zero d’inizio a…quanto più grande è lo spazio che la ragione riesce a comprendere. 

La ragione non è la natura, la forma della ragione è la natura, la legge agente che regola il comportamento della natura e di ogni suo particolare minerale, vegetale e animale.

Il segno ragione a sua volta appartiene ad un codice di leggi agenti che riguarda il linguaggio in tutte le sue manifestazioni minerali vegetali ed animali, compreso il linguaggio umano nel suo codice universale di lingue parlate. Questo codice di linguaggi è la forma di un segno che è il canone, la legge agente che è l’in sé di tutti i particolari di tutti i codici di linguaggio, idiomi, dialetti, esistenti, come ad esempio e non a caso la parlata di quei bischeri di Firenze e lo slang di quegli altri bischeri di New York.       

Una mente a mongolfiera che gonfia salendo comprendendo l’universale in tutta la sua totalità e poi che fa? Come le bolle di sapone, pum! Si ricomincia da capo,  non si finisce mai di imparare…

I linguaggi del codice sono  universali che crescono in base al numero dei parlanti in un campo chiuso rappresentato dalla superficie del pianeta, gli universali crescendo si scontrano, si schiacciano, si pigiano, certi se ne mangiano altri, certi si fondono creando nuovi linguaggi, certi contaminano dall’esterno, trasposizione di usanze, credenze, miti, virus informatici, un mare torbido di strati sovrapposti di suoni, strato sopra strato ad oggi, strato sotto strato all’origine della sintassi, la legge agente del linguaggio: la parola (causa), una e certa, tra l’oggettività incerta del discorso e l’oggettività incerta delle parti del discorso.

Il campo è vasto, la castroneria ama il passato, il ragno in fondo al pozzo del web, il dogma a priori da imparare a memoria e ripetere, sempre quello, l’artista invece sull’onda di oggi tira la freccia nell’ignoto e poi va a vedere cosa ha colpito.

Ad ognuno il suo campo da zappare, la legge agente è uno per tutti.

 

La giungla pullula di cannibali, venirne fuori è un’avventura affascinante...lo vediamo dalla finestra della torre mentre il pennello selvaggio dell’arte dipinge il suo autoritratto.

Il paesaggio è cambiato e probabilmente cambierà ancora, sta crescendo.

Le botteghe adesso galleggiano in un canale circolare disposte sopra barconi che girano lentamente  intorno al castello con movimento orario, la forma di oggi ed infatti impiegano ventiquattrore ore per fare un giro completo. Tra il castello e le botteghe c’è un’immensa aia circolare, a metà strada  sono spuntate quattro  grandi fontane di acqua sfolgorante di riflessi iridati con sfumature d’oro e d’argento, dell’acqua si vede il movimento a fontana ma sono solide e ruotano come giostre, ognuna al centro ha un getto di fuoco che cambia continuamente forma. Sono situate sui quarti d’ora dell’orologio e tra loro,  formando un cerchio intorno al castello, se ne stanno alzando altre dodici, tre per ogni quarto di arco. Le dodici sono di un’acqua frizzantissima in parte trasparente ed in parte luminosa,  cambiano forma continuamente e sono un vero e proprio spettacolo.

Un luna park favoloso, magico, da scoprire un petalo alla volta.
 

Prima fontana magica. Si apre il seme e sgorga l’acqua in alto, viene giù in tanti zampilli e finissimi arcobaleni, sprizza spruzza sprazza sussurri e gridolini e risatine d’acqua allegra e gioiosa, un sogno caos e intanto gira e prende forma il chiosco con la cupola tonda appuntita ed una girandola di fuoco in cima che gira al vento, le colonne di sostegno tutte iridate  e dentro su colonne portanti si muovono dondolando e girando cavalli, bisonti, elefanti, tigri, leoni, falchi, aquile…gli animali sembrano vivi per l’acqua di fuoco che scorre dentro di loro, qualcuno va al passo, altri al trotto o al galoppo e certi  scalciano infuriati e poi si calmano e poi tornano a sfuriare...ogni animale ha una lettera stampata sulla fronte e la ripete canticchiandola modulandoci sopra delle parole che iniziano con la lettera, la giostra cresce, il Teatro, il sipario si apre su una fontana di fuoco palpabile sfumato di tutti i colori, gli spruzzi e le gocce tintinnano tra loro in un continuo concerto armonioso e ritmato, fa venire voglia di ballare, i getti della fontana prendono la forma di Cappuccetto rosso, poi fanno uno splash ed appare una sirenetta sullo scoglio, un altro e appare Amleto con il teschio, poi una nave volante e dopo  Arlecchino, Colombina e l’uccello di fuoco con tanto di orchestra …appena uno schizzo.

La fontana successiva la luce ed il fuoco ardono ovunque, padiglioni con alcove da sogno, lunghe tavolate imbandite, passerelle per sfilate, sale per danze, ovunque piccoli getti d’acqua luminosa e la fontana centrale inizia con   una ballerina di fuoco in tutù bianco vaporoso che piroetta su una nuvoletta e poi si scioglie in una cascata di immagini  decisamente piccanti, uomini e donne a coppie o a gruppi allacciati in giochi amorosi, baci e rapporti sessuali in posizioni sempre diverse ed una più erotica dell’altra, un kamasutra di fuoco vivo, i corpi degli amanti sono armoniosi e bellissimi, un piacere per gli occhi, l’ars amandi, il Bordello.

La fontana  successiva  un’altra giostra, questa è un padiglione quadrato col tetto a piramide ed in cima un galletto che  canta verso il sole, dentro girano macchine,

moto e aerei di forme aerodinamiche, c’è musica di motori molto piacevole, ogni mezzo è contrassegnato da un numero diverso e tra i rombi si apre l‘arena dello sport.

La quarta sta venendo su, è ancora in embrione, per il momento si sente solo un piacevole profumo di vino buono e di cucina molto appetitosa…

Ognuna delle quattro fontane è segno la cui forma è un codice di incerti da scoprire formato da…restiamo nel nostro campo.

L’Arte è una fontana che schizza vivace e dopo un po’ va ricaricata.

 

Andiamo avanti. Probabilità schizzate, schizzi…

Lo schema si è aperto spontaneamente, il giro delle fontane continua, in una sta prendendo forma un autoscontro con piccole macchinine dalla forma bizzarra che scivolano su un tappeto d’aria fasciate da nuvolette dure e gommose, segue una fontana luminosa che produce immagini simbolo dei popoli come Palazzo Vecchio, la torre Eiffel, il Big Ben, l'Empire State e continua ininterrottamente, poi una fontana che schizza strumenti musicali, violini, chitarre, sassofoni…circondata da una giostra di api, farfalle, libellule ecc. che volano tra fiori di tutti i colori ronzando motivetti allegri, segue un tiro a segno con ogni tipo di arma, spade, lance, archi,  balestre e anche pistole, carabine, bazooka, cannoni che sparano su sagome mobili create dalla fontana, poi un teatrino con marionette d’acqua che si muovono da sole, un salone degli specchi  con getti che riproducono abiti svolazzanti ed anche telai e macchine per cucire, profumi, gioielli…la figura cresce, altre fontane stanno crescendo intorno al castello formando una siepe di getti d’acqua fiammeggiante, altre sui bordi del canale dove girano le botteghe ed altre a raggera dal castello verso il canale.

Solo uno schizzo per dare un’idea, ci sarebbe da sbizzarrirsi a dipingere le giostre nei modi piu fantastici che si possa immaginare e non sarebbe mai  abbastanza.

La logica è evidente, in questo modo si crea il primo linguaggio di tutte le immagini chiave ideali, queste immagini rivivranno nei millenni stampate nella memoria genetica del linguaggio e verranno fuori col progresso della storia.

L’obiettivo è stato centrato in pieno. Tutte le fontane  hanno  delle vasche dove  si può nuotare e fare il bagno, hanno saune, vapori di ogni tipo, acqua fredda e calda e avanti così…intuiamo la presenza di una grande ruota panoramica,  probabilmente dove abbiamo messo il mulino, ci deve essere anche l’otto volante e chissà quante altre cose.

Il canale dove girano le botteghe divide la città delle giostre dal territorio esterno e non ci sono ponti. Per entrare si dovrà per forza passare dalle botteghe che faranno da botteghini per l’ingresso, così durante gli spostamenti da una sponda all’altra tutti potranno vedere i simboli e le arti che vi sono rappresentati oltre ai lavori che vi si svolgono.

L’immagine si allarga all’esterno, per il momento comprende solo la zona al di qua del fiume ma è probabile che dall’altra parte ci sia qualcosa di analogo ma con diversi riferimenti.

Oltre le botteghe sta venendo su una città, meglio dire un paesino, sembra un orto, i quartieri sono divisi da strade e canali d’acqua percorribili che si diramano a raggera partendo dai punti orari del canale principale. In un quartiere le case hanno la forma ed il colore dei cavoli, il gambo con l’ingresso e comode stanzette con bagno e cucina nell‘infiorescenza, in un altro ci sono le scuole, le case hanno la forma di zucche, anche queste con bagno, cucina e giardinetto intorno, poi ci sono i cetrioli, le melanzane e continua, al centro del paese, girando intorno al canale delle botteghe c’è un’aiola fiorita, le case hanno la forma di fiori, papaveri,  rose,  ninfee nei laghetti e via così, un paesaggio da favola.

Le strade sono illuminate da fontane luminose, ci sono piazze, porticati,  marciapiedi, insegne di negozi, numeri alle porte, proprio come un  paese vero.

Sullo sfondo si vede la cinta muraria che protegge dalla giungla, per il momento è solo uno schizzo, le mura sono diritte ma il bordo superiore segue i contorni delle montagne russe, su e giù a casaccio e si vedono dei trenini che scorrono sopra pieni di bambini che strillano divertendosi come pazzi…stiamo correndo, per il  momento è tutto deserto, ci sono i dodici incatenati ai botteghini,  Merdaccia e Linguaccia al portone del castello e Berta, non parlano ancora e siamo solo all’inizio, avremo tutto il tempo per perfezionare l’immagine.

Le indicazioni si trovano nei substrati del linguaggio tra le righe di leggende, miti,  proverbi  e modi di dire quindi favola  e archeologia con poco spazio per l’invenzione e comunque è solo invenzione, schizzi  di un pazzo scatenato.

Dalla finestra si vedono le fontane fare luce sulla favola, su una è apparso Pinocchio, si sta toccando il naso per vedere quanto è lungo mentre intorno il paese dei balocchi continua a crescere. Nell’orto stan spuntando le rape col giardinetto intorno, il camino sul tetto...le giostre girano, musica, ritmo, magia...tutto lo schema è originato dalla fontana centrale rappresentata dal castello.

Per i castroni abituati a vie crucis, flagellazioni, crocifissioni e muri del pianto deve essere una bella delusione...

Un mondo allegro, tracciato il campo d’azione adesso bisogna popolarlo di personaggi, carica!

 

Le usanze delle femmine preumane poco si discostano da quelle di oggi, nella stanza delle invenzioni del castello in quattro e quattr’otto abbiamo preparato la trappola, poi abbiamo preso Stronzino che a dispetto del nome è dotato di un cazzo formidabile e dopo averlo legato ben bene lo abbiamo caricato sull’astronave e siamo partiti a razzo.

Adesso siamo sulla prima fascia acustica intorno al villaggio di ominidi,  sotto le femmine sono tutte indaffarate nei loro giochi, facciamo uscire dalla macchina una nuvola e non visti posiamo sul terreno una montagnola alta una decina di metri con sopra legato Stronzino con il cazzo bene in vista. Gli diamo un pizzicotto per farlo strillare e torniamo sull’astronave.

Quando i vapori si diradano le cucciole iniziano ad accalcarsi sotto la montagnola richiamate dai gemiti di Stronzino, alla vista del suo cazzo penzolante rimangono tutte a bocca aperta, superato il primo momento di sorpresa qualcuna inizia a salire ma viene subito trattenuta dalle altre, si accende una mischia furibonda tra le dominanti infine le più forti facendosi spazio a graffi e morsi si arrampicano in massa, segue un’altra lotta furibonda mentre salgono che ne seleziona una ventina che riescono a raggiungere la cima ma prima di guadagnarsi il boccone si ritrovano tutte invischiate nella rete che avevamo messo intorno all’esca.

A questo punto solleviamo la montagnola con l’astronave, la scrolliamo per far cadere le altre e torniamo al castello posando la trappola nella fontana del bordello dopo averla tenuta a lungo sotto la cascata per scrostare le cucciole dalla merda che le ricopriva.

Le femmine sono tutte malconce, gemono ed uggiolano spaventate, le stacchiamo una ad una per incatenarle alle loro cucce e battezziamo ognuna con un nome appropriato, Picia, Zoccola, Bagascia, Troia, Maiala, Puttana, Vacca…

Finito il lavoro le lasciamo con cibo ed acqua e torniamo a ragionare.

La fontana cresce, la probabilità è che sia una cosa viva, una specie di pianta e come ad una pianta se ne possano staccare dei getti da trapiantare altrove e ovunque li si piantino ricreano lo stesso paesaggio con varianti particolari. Così dal primo nucleo, seguendo migrazioni mirate, la fontana si è sparsa su tutto il pianeta, adesso, ad esempio, sta crescendo a Kioto.

La fiaccola olimpica portata da una città all’altra è un riferimento preciso.

Il paese potrebbe rappresentare Firenze, il castello centrale e la città d’arte coi quartieri artigiani e le botteghe ecc. mentre dall’altra parte del fiume,  continuando per logica, ci dovrebbe essere New York. Firenze e New York divise dal fiume, l’origine, il paese con gli orti e la città del grandi allevatori, i caw boys, i saloon e le perenni scazzottate ma New York non la vediamo da questa parte della storia, è dentro il telescopio, su quella stella lontana sulla prua della costellazione ancora tutto fermo, immobile... ci vuole pazienza, è un momento delicato, cruciale e tutto deve girare con la precisione di un orologio svizzero.

Lo stesso discorso lo si potrebbe fare tra Kioto e Shangai, i muri d’Irlanda e di Corea che bloccano il flusso della fontana tra le quattro città isolando l’America sono indicativi ma questa è politica e  le questioni dei cannibali non sono affare nostro.
 

                                         Probabilità

Ci sono Berta, Merdaccia e Linguaccia addormentati sopra tre lettini in sala operatoria.

Indossiamo il camice, laviamo bene le mani, i guanti, la maschera, tutto a regola d’Arte. Con la sonda penetriamo nel pene di Merdaccia e raccogliamo un campione di sperma, lo analizziamo al microscopio e con una trappola sonora scateniamo la corsa degli spermatozoi, catturiamo i migliori, li analizziamo uno ad uno e isoliamo quello con le caratteristiche fisiche adatte, maschio, forza, salute,  freschezza negli anni, colore degli occhi, dei capelli, fisionomia, tipo...controlliamo che nel cappuccio tutto sia in ordine ed aggiungiamo il segno foto incidendolo  alla catena genetica, raccogliamo lo spermatozoo e passiamo su Berta stesa sul lettino a gambe divaricate con un dilatatore che le tiene aperta la vagina, inseriamo lo spermatozoo in una tuba e lo indirizziamo all’ovulo…con attenzione osserviamo il contatto e l’esplosione della fecondazione, tutto in ordine.

Facciamo lo stesso lavoro con Linguaccia, scateniamo gli spermatozoi,  catturiamo il migliore, qualche ritocco e fecondiamo un secondo ovulo di Berta quindi bruciamo gli altri. Perfetto! La vergine Berta partorirà due gemelli.

Rimettiamo ogni cosa al suo posto e la portiamo  nella sua cuccia quindi rimettiamo i due alla catena ai lati del portone.

Nello schema Merdaccia e Linguaccia diventeranno il  sindaco ed il prete del villaggio sull’esempio del Peppone e don Camillo di quel bigotto di Guareschi, uno rappresenterà la minoranza dei teorici creativi, l’altro la maggioranza dei pratici esecutivi, ruoli che copriranno la loro vera funzione di controllo segreto dei movimenti di opinione.

Incatenati ai lati del portone ricordano il David ed il Mosè di Palazzo Vecchio a Firenze. Le stesse figure Michelangelo le dipinge nel Giudizio Universale e lì sono Dio e Adamo che si toccano passandosi il testimone della parola mentre nel nostro schema sono due modelli selezionati per uno scopo preciso ed hanno la stessa età.

Bisogna fare attenzione con i segni, molti sono certi ma molti sono stati aggiunti dai castroni e bisogna sempre mediare con un cinquanta per cento di incertezza.

A questo punto il processo di trasmissione della parola  è avviato, la causa prima avrà la forma di un effetto qualsiasi ed un segno che lo distinguerà da tutti gli altri.

Ci vorranno tre anni perchè il bambino sia pronto per il passaggio della parola, abbiamo tutto il tempo per preparare il contorno.

Intanto le giostre girano e le fontane trasmettono i loro simboli, su una si vede iI Principe azzurro baciare la bella addormentata che si sveglia dal sogno come  nella favola di Shakespeare Mab innamorata di Bottom dalle orecchie d'asino riapre gli occhi al suo unico amore.

Su un’altra si vede un campo di grano russo splendente di sole nel mezzo del quale  c’è una fata bionda tutta luccicante, agita le alucce ancora acerbe poi uno stormo d’ali s’alza per volare nell’ignoto.

Giorno dopo giorno, schizzi di tempo.

I dodici si sono abituati al cibo cotto ed adesso quando li passiamo in rassegna scodinzolano a tutto culo. Stanno bene nelle loro cucce, le barche sono spaziose con capaci stive e le botteghe ricche di arte. Sono cani e porci ma  hanno delle particolarità che li renderanno unici nel loro campo, seguendo lo schema della scala cromatica cinque hanno  mezzo tono in più, nei loro occhi traspare una selvaticità tigresca, sono irrequieti, vivaci, geniali...hanno iniziato ad articolare delle parole. Quando portiamo loro il cibo Berta è sempre con noi e i cuccioli non la temono più, ci aiuta a riempire le ciotole e mentre lo fa grida  pa-pa, pa-pa, ora anche loro quando ci sentono arrivare lo gridano. Inoltre, dato che ogni volta pronunciamo il loro nome ognuno pronuncia il suo e si sente Sto-zo-ne, Zo di meda,  Za-Sega…spesso li accarezziamo con la frusta se esagerano  dicendo Basta! toh! e loro hanno cominciato a chiamarci: Bata-do! In futuro Bastardo sarà iI nome del bambino. Anche Merdaccia e Linguaccia cominciano ad articolare parole, pa-pa,  da-cia e ga-cia e insieme bata-do!

Le femmine all’inizio erano selvatiche ed intrattabili, ogni volta mostravano i denti e cercavano di mordere, ora allo schiocco della frusta si accucciano tutte ed al cibo scodinzolano come cagne. Le immagini della fontana le impressionano, ogni tanto ne slego una e la porto a fare il giro delle botteghe, nel comportamento  imitano Berta, annusano i maschi che ricambiano pisciandosi addosso ma non ci fidiamo ancora a farli avvicinare troppo.

A gruppetti di due o tre  liberiamo dei cuccioli, sempre con la frusta a portata di mano e li portiamo a giocare sulle giostre, capiscono subito e si buttano sui cavalli scalcianti, sulle macchinine, sugli aerei con una vivacità incredibile.

Le femmine prediligono la loro fontana, le cucce sono fornite di guardaroba e passano il tempo a cambiarsi abito e specchiarsi con Berta che le ammaestra.

Adesso sono abbastanza addomesticati, li portiamo a gruppi di sei a caccia o a pesca, la loro intelligenza è sorprendente e capiscono subito le tattiche  che adottiamo, per il momento ci limitiamo ai bisonti nella prateria ed alla pesca nel fiume ma quando saranno pronti faremo le cose in grande.

Adesso possiamo fidarci a liberarli tutti insieme, giocano come pazzi sulle giostre o si azzuffano nell’aia dietro una palla, articolano meglio le parole e quando sono in vena strillano: Tonzo! Michia! Zodi meda! Picio! Pilla! Stozzone!…

Sembra di essere in un asilo  durante la ricreazione mentre le maestre prendono il caffè...

Quasi ogni giorno li portiamo al bordello a trovare le femmine, per ingraziarle abbiamo insegnato loro a portare  regali, solitamente pezzi di carne di bisonte ma anche collane di conchiglie e pietre luccicanti, si sono subito adattati come se fosse una pratica a cui erano già abituati.

Le femmine non cercano più di morderli ma per sicurezza li forniamo di mutande di ferro, stanno tutto il tempo a ballare e dimenarsi oppure guardano le figure pornografiche della fontana e poi cercano di imitarle.

Abbiamo addestrato dei rapaci per la caccia, un’aquila per noi e cinque falchi di specie diversa per gli accidenti, gli altri fanno da battitori e raccolgono gli animali catturati, la caccia ce l’hanno nel sangue e l’uso dei rapaci li entusiasma.

Berta e le altre femmine fanno da spettatrici poi di notte facciamo il fuoco nell’aia e cuciniamo le prede, a piccole dosi diamo loro del vino, finita la cena si raccolgono tutti intorno al fuoco  e si mettono a ululare alle stelle, li abbiamo forniti di tamburi, zufoli, archi, corni, capiscono subito e continuano ad aggiungere parole al loro vocabolario, hanno imparato ad associare il nome all’immagine rappresentata, tra gli ululati vocalizzano le parole imparate, per il momento le canzoni sono piuttosto sboccate: stozo, picia, cazone, putana…ma  come inizio non c’è male.

Continuiamo a guardare New York lassù tra le stelle, sempre tutto immobile, anche le foglie sospese a mezz’ aria in Central Park… pazienza.

 

Tutti i televisori accesi, quanti ce ne sono?...tanti, il numero è statisticamente variabile ed è meglio non allargarlo troppo.

Nel televisore più in alto si è messa a lampeggiare una scritta: "fatti furbo!“ buon consiglio, nel centrale la storia cresce ma ormai l’obiettivo è raggiunto, sulla nascita del Bastardo guarderemo poi, per il momento mettiamola in pause e torniamo  al cavolo.

Il segno è parola, il codice è forma. Per accertare il codice ci vuole una parola, la forma del segno è quindi la forma di una parola. Arriviamo al dunque. La forma rappresentata del cavolo codice è ca-, si inverte nel segno e diventa ac- formando acca. Ac significa il ca che passando nel nome gli dà il corpo di un’ acca, nel segno un’acca nome, quindi una parola, la parola è suono, il segno è suono.

Nel codice la forma invertita del segno ac(-ca-vo-lo) sillabato, il segno non è codice, il codice non è suono.

Il -vo ed il -lo che seguono  ca del codice ca-vo-lo  se provo a significarli con l’ac-del segno danno ac-vo ed ac-lo che significano nulla. Questo può voler dire che il segno dell’acca non ha niente a che vedere col resto del vo-lo, il cavolo serviva unicamente a risalire all’ac- quindi dopo il ca devono esserci altre sillabe che unite ad ac- danno una parola come ad esempio -qua che unito ad ac- dà acqua.

    Quali sono le altre sillabe?

Si può vedere in altri modi. Le due C di acca nelle lettere sugli schermi digitali sono formate da linee poste su due quadratini che posso variare a piacere per ottenere tutte le lettere dell’alfabeto ed i numeri.

 Le A ai lati sono varianti, le posso cambiare per ottenere degli ecce,  icci,  occo,  uccu e anche ecci, occi, ucci…ucci, sento odor di cretinucci… semplicemente cambiando la posizione delle linee che formano la lettera.

La forma della parola è un codice di lettere, una lettera nominata del codice diventa segno la cui forma è un codice di punti e  linee. Un linguaggio Morse che funziona nello stesso modo.

L’arte dei graffitari presenta interessanti analogie.

    

 
Il codice della fontana è sepolto nel linguaggio, il codice non è suono, se non è voce è scritto o pensato. 

Ci sono segni sparsi ovunque, ad esempio ecce homo del vangelo. Se lo scomponiamo in codice otteniamo un ec-ce h-omo, due c con e variante, la h è indicativa  e  omo o-m-o, un m fra due o, O può essere il simbolo dell’ossigeno oppure uno zero, in tal caso o solo più m, M al positivo e W al negativo.

l’Arte è solo per pazzi, la forma del metodo non è metodo, occorre sregolarsi per giocare col canone, in conclusione zero, mettiamo in luce delle probabilità per impastare un filo spaghetto.

Om è pronunciato in certe culture orientali, pronunciato non è codice, se non è codice è segno, deve avere qualche significato nascosto in un linguaggio codice come radice per formare altre parole, ad esempio om(-bra) o om(-be-li-co).

Siccome tutte le culture hanno origine comune ognuna porta un briciolo di fuoco da aggiungere al falò.

M è merda, W è il simbolo del watt, O ossigeno, forse una formula segreta per dare potenza virile all’om, un super cazzone ma W potrebbe anche essere il simbolo del water ed in questo caso avremmo una merda, il cesso e tirare l’acqua come riflesso condizionato, una semplice indicazione molto istruttiva.

Nella storia è venuta alla luce la struttura della corrente preumana intorno alla quinta colonna che porta il cibo e quindi la fontana.

il primo nucleo si sparpagliò su tutto il pianeta trapiantando i getti della fontana ovunque, ad un certo punto questo mondo scomparve e venne nuovamente inghiottito dalla giungla materialista del peccato originale, si formò una nuova mentalità e della fontana non si seppe più nulla. Che fine ha fatto?

Non può essere stata distrutta, scaturisce direttamente dal moto perpetuo e senza di lei sulla Terra non ci sarebbe più vita. Di certo in giro non si vede ma da qualche parte un getto anche piccolo ci deve essere, la forma di un getto è quella di un calice, calice comincia con ca- e champagne con cha-, un ca con l’acca in mezzo, un segnale per un’altra indicazione?
                          
Il quadratino della C nella lettera digitale lo posso ruotare ed aggiungere una linea sotto presa dal lato superiore mancante. (C+I)

La figura assume l’aspetto di un contenitore con il gambo del cavolo che succhia dalla terra o dal cappuccio, potrebbe essere una cannuccia e succhiare dal calice oppure, come nel disegno in alto, dalle parole scritte sotto, arrappante…

Comunque un calice. La probabilità è il Graal.

La leggenda del Graal come è oggi conosciuta è una castroneria. Il calice dell’ultima cena con il sangue di Cristo che Giuseppe d’Arimatea porta e nasconde tra i briganti in Inghilterra non è una storia probabile, chiunque abbia letto i vangeli  avrà notato come Gesù fosse contro tutte le forme di feticismo, mai avrebbe permesso l’idolatria degli oggetti che toccava.

La leggenda del Graal presenta un cinquanta per cento di incertezza rappresentato dalle castronerie aggiunte ad un mito precedente tramandato da miliaia di anni prima della nascita di Cristo ed il segno è che un getto della fontana venne salvato e nascosto da qualche parte.

In questo caso certezza e incertezza non sono disposti segno-codice, la castroneria è aggiunta al segno che in questo modo si sdoppia cambiando il significato reale del mito. Il segno cambia codice prendendo quello della castroneria che è solo nominale e se è nominale non è formale. In poche parole una noforma che nasconde il Graal. Il segno è parola, il codice scrittura o pensiero, quindi una scrittura o un pensiero che parla. La castroneria è solo nominale, non ha corpo e per parlare deve introdursi in un corpo. Un dibbuk oppure un virus informatico.

E’ probabile che i castroni siano a conoscenza dei codici tramandati dal primo nucleo della fontana, lo vediamo da come sporcano i segni per renderli indecifrabili ma nello stesso tempo danno delle indicazioni molto utili.

Getto è ghetto se ci mettiamo l’H, che sia in un ghetto?

Chi lo sa? Il codice per arrivare al Graal è nascosto negli strati dell’linguaggio, i castroni lo conoscono ma non lo possono accertare.

La caccia al tesoro è aperta, la storia si trasferisce in un manicomio ghetto,  all’ingresso c’è il segno H, si sentono  le risate dei matti: “ah ah ah! ah ah ah!”.

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