5) Il paese dei balocchi.
Capitolo chiuso. Puliamo bene il foglio e ricominciamo. Il
canone è movimento, le note si dispongono all'apparenza in uno schema piatto ma
bisogna vederle venir fuori dal piatto e poi girare, spostarsi, alzarsi,
scendere, salire...il canone è un pesciolino luccicante che guizza lanciando
coriandoli di scintille ovunque, solo per pazzi e bisogna proprio essere
mattacchioni come ogni artista vero, più o meno, è. Si sta formando il primo
nucleo umano della storia, la realtà va scavata sotto gli strati di miliaia e
miliaia di anni, bisogna probabilizzare una matrice originale che stampi dentro
bambini tirati fuori dalla giungla l'abc di tutta la storia umana, stampato indelebile in modo che si trasmetta
all'universale sullo schermo dell'oggi.
Queste cose sono ancora vive, rimossi ignoranza e
superstizione la parola torna su ed
illumina quel che è, la probabilità.
Il sole è appena sorto dalla nebbia dell'orizzonte quando
torniamo al castello. Mentre fermiamo l'astronave con un occhio guardiamo le
balene girare pigre nella baia sotto la scogliera intrappolate loro malgrado,
mettiamo al minino i motori di stazionamento ed apriamo il bagagliaio.
I due cuccioli sono ancora addormentati legati come salami,
uno ha defecato nel sonno imbrattandosi tutto di merda, sul momento lo
battezziamo Merdaccia, l'altro dorme con la bocca aperta tenendo fuori una
grossa lingua che vibra con la respirazione emettendo una leggera pernacchia,
questo lo chiamiamo Linguaccia, li sistemiamo in una rete e volando li portiamo
sotto la cascata.
L'acqua li sveglia ed iniziano a dibattersi, li scrolliamo bene tirando le
corde e li sistemiamo all'entrata del castello incatenandoli ai lati del portone.
Forse da qui viene la leggenda della cicogna che porta i bambini,
chissà?
Accanto hanno due cucce provvisorie, per il momento faranno
da cani da guardia e poi si vedrà.
Abbiamo lasciato Berta nel cortile interno del castello,
quando arriviamo ci salta al collo e comincia a leccarci il viso da tutte le
parti, poi salta a terra e si mette a dimenare il culo come se avesse ancora la
coda.
La specie è facile da addestrare, dimostra un'intelligenza
naturale sviluppata e se viene nutrita si affeziona facilmente, mentre saltella
Berta strilla e tra gli strilli intercala parole articolate come Be-ta ma-ma, ca-ca,
pa-pa, be-ma, pa-ca, separa le sillabe e forma nuove parole.
Andiamo in cucina dove facciamo una sostanziosa colazione
poi prepariamo un carretto pieno di cibo e con Berta sulle spalle facciamo il
giro delle botteghe. I cuccioli ci sentono arrivare da lontano e cominciano a
strillare, sono affamati infatti si
buttano sul cibo con un'ingordigia da lupi. Diamo da mangiare anche a Merdaccia
e Linguaccia. I due sono mogi, spauriti, guardano il cibo ma non lo toccano,
tirano Ia catena, uggiolano, sbavano. Berta fa uno strillo acuto ed i due la
fissano sorpresi, fa un altro strillo ancora più acuto ed i due si accucciano.
C'è uno strano rapporto tra i sessi, le femmine sono
dominanti, deve essere una questione di suoni. Berta gongola per come ha messo
a posto i due e naturalmente orina
inondandoci la schiena. Cose che capitano.
Apriamo le ali e voliamo all'astronave. Con un impulso la
spingiamo al fiume e ci immergiamo, un bel bagno anche al bagagliaio e poi
risaliamo, sistemiamo Berta sul sedile accanto e andiamo a fare un voletto,
qualche giravolta tra le nuvole, un tuffo nelle profondità dell’oceano dove a
quei tempi doveva esserci una vita fantastica e selvaggia poi riemergiamo e
torniamo al castello.
Adesso siamo nella torre e stiamo guardando fuori il giro
delle botteghe, tutto sta incominciando a muoversi, a girare, a ruotare, un
paesaggio da favola lentamente prende forma...
l'Arte
(quel
che conta è il risultato)
Cavolo, that's the question...che cavolo è? un cavolo! fatti
i cavoli tuoi, cavolacci, capito o non capito un cavolo, testa di
cavolo, son cavoli tuoi, i bambini nascono sotto i cavoli, come parolaccia si
comincia col cavolo e si va avanti col cazzo,
cazzo e cavolo devono avere qualche rapporto, che cavolo ne sappiamo?
Son cavoli amari quindi ci devono essere cavoli dolci...i
cavoli non centrano a merenda, non centrano o non ci entrano, comunque non è
cibo, se non è cibo è energia, dove tutto è nome o forma ho il nome del cavolo
e la forma del cavolo, il cavolo segno col significato del cavolo ed il codice
cavolo, sono cavoli, un'indigestione di
cavoli. La forma del cavolo, la radice, il gambo e l'infiorescenza a palla o a cappuccio, può sembrare un fungo atomico ed il cappuccio
ce l'ha il monaco, cavolo scappucciato o cazzo scappellato?...il cappuccio del
canone, canone e cavolo cominciano con ca-
come casa cavallo cabala... come cavolo facciamo?
Il nome cavolo, un cavolo per tutti i cavoli, cavolo
singolo? cavicchio? cava? il significato, il nome del segno cavolo o cazzo,
comunque un cavolo, il cavolo ideale di tutti i cavoli, la cavolinità, cavoli o
capre? anche capra comincia con ca-.
Il codice, il corpo del cavolo, come parola scomponiamo per
lettera, per sillaba, anagramma,
inverso, aggiunta, zeppo, zappo? Il segno rappresentato del codice ca...zzo!
Idea cavolo, immagine cavolo, realizzazione del cavolo, seme, embrione, crescita, realizzazione, ritorno all'idea! è
un bel cavolo veramente. Se ca- è la forma rappresentata del codice, il segno è
uguale ed invertito: ac-ca. Acca...H, la bomba acca ha la forma del cavolo, H è
il simbolo dell'idrogeno, dell'etto,
dell'ora, dell'altezza, la nota si nella terminologia tedesca, si dice non ho capito un acca come non ho
capito un cavolo o un cazzo...boh? Taglio inversione e raddoppio, quattro
quarti poi collego, provo, cambio…
cacca? Ca-ca, ac-ca, ac-ac? Ac passando nella forma si
inverte in ca e significa il resto del codice cavolo, ca-vo, ca-lo, acca, cavo,
calo… l'acca nel cavo calo? l'acca col cavo calo? Una questione del cavolo
sotto tutti gli aspetti, un gioco enigmistico per cervelli fini, avanti con
l'impasto.
H20, acqua, acca e acqua suonano, nel cavo c'è l'acqua? acca
è un secchio, il secchio cala col cavo e cava su l'acqua o l'acca? solo
l'idrogeno separandolo dall'ossigeno?...se togliamo il segno rappresentato ac-
dal segno acqua rimane qua come Berta chiama l'acqua.
Per scomporre la molecola dell'acqua in due atomi di
idrogeno ed uno di ossigeno ci vuole un'energia immensa, una rivoluzione? Due
acca, uno non è l'altro, la forma dell'uno è l'altro, segno certo e codice
incerto, uno è uno e l'altro universale, se scappucciamo l'uno l'altro si
scioglie nella corrente? E l'ossigeno che fa, sta a guardare? L'atomo
dell'ossigeno non è la molecola H2O, la forma dell'atomo O è H2O, un atomo con
le antenne, una non è l'altra, una riceve e l'altra trasmette, un telefonino?
Scambi dare avere con l'idrogeno, un ingranaggio a dinamo? Un idrogeno caldo ed
uno freddo, se sono tirchi e non pagano le tasse che succede? L'ossigeno si
prosciuga e muore, una bocca e un culo, dove finisce la merda? Fanno una banca
apposta, una banca fogna?
Acca letto al contrario dà sempre acca, acca più e acca
meno, acca e cacca o acca è cacca e tutto da un cavolo.
Nella molecola dell'acqua i due atomi di idrogeno sembrano
le palle dell'ossigeno, un bel cazzone, il movimento del cavolo indica le palle
che girano, elica a palle?...Energia
dell'acqua? Anche il suono è acqua che viaggia a tot Km al secondo, ossigeno
con le palle che sfreccia a razzo? Molto
interessante.
Il cavolo può sembrare una molecola dell'acqua, il gambo un
atomo di H che succhia dalla terra, il cappuccio l'atomo di 0 fa la fotosintesi
e l'altro atomo di H il culo del cavolo nelle radici, uno sale e l’altro
scende, due in uno, salire non è scendere e il
gambo del sovraccappuccio? Un elettrone che esce per esubero di energia
o l’atomo di carbonio?
Acca, due a e due c, C è l'atomo di carbonio, la molecola
organica, il bernoccolo del cavolo, uno sostiene l'ossigeno e l'altro il
carbonio e tutto ruota, dinamico, i poli, il freddo di qui, il caldo di là, da
una parte la polpa dall'altra le bucce e poi si fa il vino? Uno succhia dalla
terra e l'altro dall'ossigeno e sostiene gli spermatozoi migliori, dove vanno a
sborrare?
L'H lo posso girare
posizionandolo perpendicolare allo schermo ed in questo caso vedrei i due puntini
superiori dell'H e la lineetta in mezzo ._. punto linea punto, la forma della
molecola...il cavolo sta su un piede e tiene l'altro per aria? sopra la testa
un virtuosismo da ballerina? Cammina a capriole saltando da un piede all'altro?
Avanti, H-O-C sono i componenti della molecola organica, C è
il Carbonio, due di idrogeno, uno di ossigeno,
acca sono due C e due A, due di carbonio e due atomi che variano?
Due varianti da aggiungere alle probabilità.
Arte, guardare e non toccare, signori si nasce.
Capito un cavolo capito un'acca, andiamo a cazzo per una
strada buia tracciata da castronerie dove l'unica certezza è la luce dell'Arte
che illumina oggi, oltre il non essere incerto di domani e dietro il non essere
incerto dell'esperienza perchè quel che
era certo ieri diventa incerto oggi accertando nuove scoperte.
Il canone è un metodo certo
ma brucia e va trattato con i guanti.
Il codice è disposto lungo la strada come cacche di
piccione, seguendo le cacche si segue il volo del piccione.
Il segno accerta le cacche significandole in un percorso ambiguo,
verso il passato vanno al futuro, la domanda è certa, a che cosa serve?
La forma del segno è il codice. Il codice è composto da segni causa la cui forma
è un codice di effetti composti da segni
causa ognuno dei quali ha la forma di un codice di effetti formati
da…teoricamente all’infinito.
Abbiamo trovato un segno la cui forma è una proiezione
all’infinito ma il discorso vale anche al contrario, il segno appartiene ad un codice che è forma di un
segno che appartiene ad un codice che
è forma di un segno che appartiene a un…e avanti così
all’infinito, due infiniti che in realtà sono uno, uno proiettato al sempre più
grande, l’altro al sempre più piccolo dei suoi particolari e anche questi sono
infiniti. L’unicità segno, il concetto di uno al centro di una proiezione
sferica infinita la cui faccia in espansione è la forma del centro aggiornato a
oggi.
Infinito teorico, in pratica dallo zero d’inizio a…quanto
più grande è lo spazio che la ragione riesce a comprendere.
La ragione non è la natura, la forma della ragione è la
natura, la legge agente che regola il comportamento della natura e di ogni suo
particolare minerale, vegetale e animale.
Il segno ragione a sua volta appartiene ad un codice di
leggi agenti che riguarda il linguaggio in tutte le sue manifestazioni minerali
vegetali ed animali, compreso il linguaggio umano nel suo codice universale di
lingue parlate. Questo codice di linguaggi è la forma di un segno che è il
canone, la legge agente che è l’in sé di tutti i particolari di tutti i codici
di linguaggio, idiomi, dialetti, esistenti, come ad esempio e non a caso la
parlata di quei bischeri di Firenze e lo slang di quegli altri bischeri di New
York.
Una mente a mongolfiera che gonfia salendo comprendendo
l’universale in tutta la sua totalità e poi che fa? Come le bolle di sapone,
pum! Si ricomincia da capo, non si
finisce mai di imparare…
I linguaggi del codice sono
universali che crescono in base al numero dei parlanti in un campo
chiuso rappresentato dalla superficie del pianeta, gli universali crescendo si
scontrano, si schiacciano, si pigiano, certi se ne mangiano altri, certi si
fondono creando nuovi linguaggi, certi contaminano dall’esterno, trasposizione
di usanze, credenze, miti, virus informatici, un mare torbido di strati
sovrapposti di suoni, strato sopra strato ad oggi, strato sotto strato
all’origine della sintassi, la legge agente del linguaggio: la parola (causa),
una e certa, tra l’oggettività incerta del discorso e l’oggettività incerta
delle parti del discorso.
Il campo è vasto, la castroneria ama il passato, il ragno in
fondo al pozzo del web, il dogma a priori da imparare a memoria e ripetere,
sempre quello, l’artista invece sull’onda di oggi tira la freccia nell’ignoto e
poi va a vedere cosa ha colpito.
Ad ognuno il suo campo da zappare, la legge agente è uno per
tutti.
La giungla pullula di cannibali, venirne fuori è un’avventura
affascinante...lo vediamo dalla finestra della torre mentre il pennello
selvaggio dell’arte dipinge il suo autoritratto.
Il paesaggio è cambiato e probabilmente cambierà ancora, sta
crescendo.
Le botteghe adesso galleggiano in un canale circolare
disposte sopra barconi che girano lentamente
intorno al castello con movimento orario, la forma di oggi ed infatti
impiegano ventiquattrore ore per fare un giro completo. Tra il castello e le
botteghe c’è un’immensa aia circolare, a metà strada sono spuntate quattro grandi fontane di acqua sfolgorante di
riflessi iridati con sfumature d’oro e d’argento, dell’acqua si vede il movimento
a fontana ma sono solide e ruotano come giostre, ognuna al centro ha un getto
di fuoco che cambia continuamente forma. Sono situate sui quarti d’ora
dell’orologio e tra loro, formando un
cerchio intorno al castello, se ne stanno alzando altre dodici, tre per ogni
quarto di arco. Le dodici sono di un’acqua frizzantissima in parte trasparente
ed in parte luminosa, cambiano forma
continuamente e sono un vero e proprio spettacolo.
Un luna park favoloso, magico, da scoprire un petalo alla
volta.
Prima fontana magica. Si apre il seme e sgorga l’acqua in
alto, viene giù in tanti zampilli e finissimi arcobaleni, sprizza spruzza
sprazza sussurri e gridolini e risatine d’acqua allegra e gioiosa, un sogno
caos e intanto gira e prende forma il chiosco con la cupola tonda appuntita ed
una girandola di fuoco in cima che gira al vento, le colonne di sostegno tutte
iridate e dentro su colonne portanti si
muovono dondolando e girando cavalli, bisonti, elefanti, tigri, leoni, falchi,
aquile…gli animali sembrano vivi per l’acqua di fuoco che scorre dentro di
loro, qualcuno va al passo, altri al trotto o al galoppo e certi scalciano infuriati e poi si calmano e poi
tornano a sfuriare...ogni animale ha una lettera stampata sulla fronte e la
ripete canticchiandola modulandoci sopra delle parole che iniziano con la
lettera, la giostra cresce, il Teatro, il sipario si apre su una fontana di
fuoco palpabile sfumato di tutti i colori, gli spruzzi e le gocce tintinnano
tra loro in un continuo concerto armonioso e ritmato, fa venire voglia di
ballare, i getti della fontana prendono la forma di Cappuccetto rosso, poi
fanno uno splash ed appare una sirenetta sullo scoglio, un altro e appare
Amleto con il teschio, poi una nave volante e dopo Arlecchino, Colombina e l’uccello di fuoco
con tanto di orchestra …appena uno schizzo.
La fontana successiva la luce ed il fuoco ardono ovunque,
padiglioni con alcove da sogno, lunghe tavolate imbandite, passerelle per
sfilate, sale per danze, ovunque piccoli getti d’acqua luminosa e la fontana
centrale inizia con una ballerina di
fuoco in tutù bianco vaporoso che piroetta su una nuvoletta e poi si scioglie
in una cascata di immagini decisamente
piccanti, uomini e donne a coppie o a gruppi allacciati in giochi amorosi, baci
e rapporti sessuali in posizioni sempre diverse ed una più erotica dell’altra,
un kamasutra di fuoco vivo, i corpi degli amanti sono armoniosi e bellissimi,
un piacere per gli occhi, l’ars amandi, il Bordello.
La fontana
successiva un’altra giostra,
questa è un padiglione quadrato col tetto a piramide ed in cima un galletto
che canta verso il sole, dentro girano
macchine,
moto e aerei di forme aerodinamiche, c’è musica di motori
molto piacevole, ogni mezzo è contrassegnato da un numero diverso e tra i rombi
si apre l‘arena dello sport.
La quarta sta venendo su, è ancora in embrione, per il
momento si sente solo un piacevole profumo di vino buono e di cucina molto
appetitosa…
Ognuna delle quattro fontane è segno la cui forma è un
codice di incerti da scoprire formato da…restiamo nel nostro campo.
L’Arte è una fontana che schizza vivace e dopo un po’ va
ricaricata.
Andiamo avanti. Probabilità schizzate, schizzi…
Lo schema si è aperto spontaneamente, il giro delle fontane
continua, in una sta prendendo forma un autoscontro con piccole macchinine
dalla forma bizzarra che scivolano su un tappeto d’aria fasciate da nuvolette
dure e gommose, segue una fontana luminosa che produce immagini simbolo dei
popoli come Palazzo Vecchio, la torre Eiffel, il Big Ben, l'Empire State e
continua ininterrottamente, poi una fontana che schizza strumenti musicali,
violini, chitarre, sassofoni…circondata da una giostra di api, farfalle,
libellule ecc. che volano tra fiori di tutti i colori ronzando motivetti
allegri, segue un tiro a segno con ogni tipo di arma, spade, lance, archi, balestre e anche pistole, carabine, bazooka,
cannoni che sparano su sagome mobili create dalla fontana, poi un teatrino con
marionette d’acqua che si muovono da sole, un salone degli specchi con getti che riproducono abiti svolazzanti
ed anche telai e macchine per cucire, profumi, gioielli…la figura cresce, altre
fontane stanno crescendo intorno al castello formando una siepe di getti
d’acqua fiammeggiante, altre sui bordi del canale dove girano le botteghe ed
altre a raggera dal castello verso il canale.
Solo uno schizzo per dare un’idea, ci sarebbe da
sbizzarrirsi a dipingere le giostre nei modi piu fantastici che si possa
immaginare e non sarebbe mai abbastanza.
La logica è evidente, in questo modo si crea il primo
linguaggio di tutte le immagini chiave ideali, queste immagini rivivranno nei
millenni stampate nella memoria genetica del linguaggio e verranno fuori col
progresso della storia.
L’obiettivo è stato centrato in pieno. Tutte le fontane hanno
delle vasche dove si può nuotare
e fare il bagno, hanno saune, vapori di ogni tipo, acqua fredda e calda e
avanti così…intuiamo la presenza di una grande ruota panoramica, probabilmente dove abbiamo messo il mulino,
ci deve essere anche l’otto volante e chissà quante altre cose.
Il canale dove girano le botteghe divide la città delle
giostre dal territorio esterno e non ci sono ponti. Per entrare si dovrà per
forza passare dalle botteghe che faranno da botteghini per l’ingresso, così
durante gli spostamenti da una sponda all’altra tutti potranno vedere i simboli
e le arti che vi sono rappresentati oltre ai lavori che vi si svolgono.
L’immagine si allarga all’esterno, per il momento comprende
solo la zona al di qua del fiume ma è probabile che dall’altra parte ci sia
qualcosa di analogo ma con diversi riferimenti.
Oltre le botteghe sta venendo su una città, meglio dire un
paesino, sembra un orto, i quartieri sono divisi da strade e canali d’acqua
percorribili che si diramano a raggera partendo dai punti orari del canale
principale. In un quartiere le case hanno la forma ed il colore dei cavoli, il
gambo con l’ingresso e comode stanzette con bagno e cucina nell‘infiorescenza,
in un altro ci sono le scuole, le case hanno la forma di zucche, anche queste
con bagno, cucina e giardinetto intorno, poi ci sono i cetrioli, le melanzane e
continua, al centro del paese, girando intorno al canale delle botteghe c’è
un’aiola fiorita, le case hanno la forma di fiori, papaveri, rose,
ninfee nei laghetti e via così, un paesaggio da favola.
Le strade sono illuminate da fontane luminose, ci sono
piazze, porticati, marciapiedi, insegne
di negozi, numeri alle porte, proprio come un
paese vero.
Sullo sfondo si vede la cinta muraria che protegge dalla
giungla, per il momento è solo uno schizzo, le mura sono diritte ma il bordo
superiore segue i contorni delle montagne russe, su e giù a casaccio e si
vedono dei trenini che scorrono sopra pieni di bambini che strillano divertendosi
come pazzi…stiamo correndo, per il
momento è tutto deserto, ci sono i dodici incatenati ai botteghini, Merdaccia e Linguaccia al portone del
castello e Berta, non parlano ancora e siamo solo all’inizio, avremo tutto il
tempo per perfezionare l’immagine.
Le indicazioni si trovano nei substrati del linguaggio tra
le righe di leggende, miti,
proverbi e modi di dire quindi
favola e archeologia con poco spazio per
l’invenzione e comunque è solo invenzione, schizzi di un pazzo scatenato.
Dalla finestra si vedono le fontane fare luce sulla favola,
su una è apparso Pinocchio, si sta toccando il naso per vedere quanto è lungo
mentre intorno il paese dei balocchi continua a crescere. Nell’orto stan
spuntando le rape col giardinetto intorno, il camino sul tetto...le giostre
girano, musica, ritmo, magia...tutto lo schema è originato dalla fontana
centrale rappresentata dal castello.
Per i castroni abituati a vie crucis, flagellazioni,
crocifissioni e muri del pianto deve essere una bella delusione...
Un mondo allegro, tracciato il campo d’azione adesso bisogna
popolarlo di personaggi, carica!
Le usanze delle femmine preumane poco si discostano da
quelle di oggi, nella stanza delle invenzioni del castello in quattro e
quattr’otto abbiamo preparato la trappola, poi abbiamo preso Stronzino che a
dispetto del nome è dotato di un cazzo formidabile e dopo averlo legato ben
bene lo abbiamo caricato sull’astronave e siamo partiti a razzo.
Adesso siamo sulla prima fascia acustica intorno al
villaggio di ominidi, sotto le femmine
sono tutte indaffarate nei loro giochi, facciamo uscire dalla macchina una
nuvola e non visti posiamo sul terreno una montagnola alta una decina di metri
con sopra legato Stronzino con il cazzo bene in vista. Gli diamo un pizzicotto
per farlo strillare e torniamo sull’astronave.
Quando i vapori si diradano le cucciole iniziano ad
accalcarsi sotto la montagnola richiamate dai gemiti di Stronzino, alla vista
del suo cazzo penzolante rimangono tutte a bocca aperta, superato il primo
momento di sorpresa qualcuna inizia a salire ma viene subito trattenuta dalle
altre, si accende una mischia furibonda tra le dominanti infine le più forti
facendosi spazio a graffi e morsi si arrampicano in massa, segue un’altra lotta
furibonda mentre salgono che ne seleziona una ventina che riescono a
raggiungere la cima ma prima di guadagnarsi il boccone si ritrovano tutte
invischiate nella rete che avevamo messo intorno all’esca.
A questo punto solleviamo la montagnola con l’astronave, la
scrolliamo per far cadere le altre e torniamo al castello posando la trappola
nella fontana del bordello dopo averla tenuta a lungo sotto la cascata per
scrostare le cucciole dalla merda che le ricopriva.
Le femmine sono tutte malconce, gemono ed uggiolano
spaventate, le stacchiamo una ad una per incatenarle alle loro cucce e
battezziamo ognuna con un nome appropriato, Picia, Zoccola, Bagascia, Troia,
Maiala, Puttana, Vacca…
Finito il lavoro le lasciamo con cibo ed acqua e torniamo a
ragionare.
La fontana cresce, la probabilità è che sia una cosa viva,
una specie di pianta e come ad una pianta se ne possano staccare dei getti da
trapiantare altrove e ovunque li si piantino ricreano lo stesso paesaggio con
varianti particolari. Così dal primo nucleo, seguendo migrazioni mirate, la
fontana si è sparsa su tutto il pianeta, adesso, ad esempio, sta crescendo a
Kioto.
La fiaccola olimpica portata da una città all’altra è un
riferimento preciso.
Il paese potrebbe rappresentare Firenze, il castello
centrale e la città d’arte coi quartieri artigiani e le botteghe ecc. mentre
dall’altra parte del fiume, continuando
per logica, ci dovrebbe essere New York. Firenze e New York divise dal fiume,
l’origine, il paese con gli orti e la città del grandi allevatori, i caw boys,
i saloon e le perenni scazzottate ma New York non la vediamo da questa parte
della storia, è dentro il telescopio, su quella stella lontana sulla prua della
costellazione ancora tutto fermo, immobile... ci vuole pazienza, è un momento
delicato, cruciale e tutto deve girare con la precisione di un orologio
svizzero.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare tra Kioto e Shangai,
i muri d’Irlanda e di Corea che bloccano il flusso della fontana tra le quattro
città isolando l’America sono indicativi ma questa è politica e le questioni dei cannibali non sono affare
nostro.
Ci sono Berta, Merdaccia e Linguaccia addormentati sopra tre
lettini in sala operatoria.
Indossiamo il camice, laviamo bene le mani, i guanti, la
maschera, tutto a regola d’Arte. Con la sonda penetriamo nel pene di Merdaccia
e raccogliamo un campione di sperma, lo analizziamo al microscopio e con una
trappola sonora scateniamo la corsa degli spermatozoi, catturiamo i migliori,
li analizziamo uno ad uno e isoliamo quello con le caratteristiche fisiche
adatte, maschio, forza, salute,
freschezza negli anni, colore degli occhi, dei capelli, fisionomia,
tipo...controlliamo che nel cappuccio tutto sia in ordine ed aggiungiamo il
segno foto incidendolo alla catena
genetica, raccogliamo lo spermatozoo e passiamo su Berta stesa sul lettino a
gambe divaricate con un dilatatore che le tiene aperta la vagina, inseriamo lo
spermatozoo in una tuba e lo indirizziamo all’ovulo…con attenzione osserviamo
il contatto e l’esplosione della fecondazione, tutto in ordine.
Facciamo lo stesso lavoro con Linguaccia, scateniamo gli
spermatozoi, catturiamo il migliore,
qualche ritocco e fecondiamo un secondo ovulo di Berta quindi bruciamo gli
altri. Perfetto! La vergine Berta partorirà due gemelli.
Rimettiamo ogni cosa al suo posto e la portiamo nella sua cuccia quindi rimettiamo i due alla
catena ai lati del portone.
Nello schema Merdaccia e Linguaccia diventeranno il sindaco ed il prete del villaggio
sull’esempio del Peppone e don Camillo di quel bigotto di Guareschi, uno
rappresenterà la minoranza dei teorici creativi, l’altro la maggioranza dei
pratici esecutivi, ruoli che copriranno la loro vera funzione di controllo
segreto dei movimenti di opinione.
Incatenati ai lati del portone ricordano il David ed il Mosè
di Palazzo Vecchio a Firenze. Le stesse figure Michelangelo le dipinge nel
Giudizio Universale e lì sono Dio e Adamo che si toccano passandosi il
testimone della parola mentre nel nostro schema sono due modelli selezionati
per uno scopo preciso ed hanno la stessa età.
Bisogna fare attenzione con i segni, molti sono certi ma
molti sono stati aggiunti dai castroni e bisogna sempre mediare con un
cinquanta per cento di incertezza.
A questo punto il processo di trasmissione della parola è avviato, la causa prima avrà la forma di un
effetto qualsiasi ed un segno che lo distinguerà da tutti gli altri.
Ci vorranno tre anni perchè il bambino sia pronto per il
passaggio della parola, abbiamo tutto il tempo per preparare il contorno.
Intanto le giostre girano e le fontane trasmettono i loro simboli,
su una si vede iI Principe azzurro baciare la bella addormentata che si sveglia
dal sogno come nella favola di
Shakespeare Mab innamorata di Bottom dalle orecchie d'asino riapre gli occhi al
suo unico amore.
Su un’altra si vede un campo di grano russo splendente di
sole nel mezzo del quale c’è una fata
bionda tutta luccicante, agita le alucce ancora acerbe poi uno stormo d’ali
s’alza per volare nell’ignoto.
Giorno dopo giorno, schizzi di tempo.
I dodici si sono abituati al cibo cotto ed adesso quando li
passiamo in rassegna scodinzolano a tutto culo. Stanno bene nelle loro cucce,
le barche sono spaziose con capaci stive e le botteghe ricche di arte. Sono
cani e porci ma hanno delle
particolarità che li renderanno unici nel loro campo, seguendo lo schema della
scala cromatica cinque hanno mezzo tono
in più, nei loro occhi traspare una selvaticità tigresca, sono irrequieti,
vivaci, geniali...hanno iniziato ad articolare delle parole. Quando portiamo
loro il cibo Berta è sempre con noi e i cuccioli non la temono più, ci aiuta a
riempire le ciotole e mentre lo fa grida
pa-pa, pa-pa, ora anche loro quando ci sentono arrivare lo gridano.
Inoltre, dato che ogni volta pronunciamo il loro nome ognuno pronuncia il suo e
si sente Sto-zo-ne, Zo di meda, Za-Sega…spesso
li accarezziamo con la frusta se esagerano
dicendo Basta! toh! e loro hanno cominciato a chiamarci: Bata-do! In
futuro Bastardo sarà iI nome del bambino. Anche Merdaccia e Linguaccia
cominciano ad articolare parole, pa-pa,
da-cia e ga-cia e insieme bata-do!
Le femmine all’inizio erano selvatiche ed intrattabili, ogni
volta mostravano i denti e cercavano di mordere, ora allo schiocco della frusta
si accucciano tutte ed al cibo scodinzolano come cagne. Le immagini della
fontana le impressionano, ogni tanto ne slego una e la porto a fare il giro
delle botteghe, nel comportamento
imitano Berta, annusano i maschi che ricambiano pisciandosi addosso ma
non ci fidiamo ancora a farli avvicinare troppo.
A gruppetti di due o tre
liberiamo dei cuccioli, sempre con la frusta a portata di mano e li
portiamo a giocare sulle giostre, capiscono subito e si buttano sui cavalli
scalcianti, sulle macchinine, sugli aerei con una vivacità incredibile.
Le femmine prediligono la loro fontana, le cucce sono
fornite di guardaroba e passano il tempo a cambiarsi abito e specchiarsi con
Berta che le ammaestra.
Adesso sono abbastanza addomesticati, li portiamo a gruppi
di sei a caccia o a pesca, la loro intelligenza è sorprendente e capiscono
subito le tattiche che adottiamo, per il
momento ci limitiamo ai bisonti nella prateria ed alla pesca nel fiume ma
quando saranno pronti faremo le cose in grande.
Adesso possiamo fidarci a liberarli tutti insieme, giocano
come pazzi sulle giostre o si azzuffano nell’aia dietro una palla, articolano
meglio le parole e quando sono in vena strillano: Tonzo! Michia! Zodi meda!
Picio! Pilla! Stozzone!…
Sembra di essere in un asilo
durante la ricreazione mentre le maestre prendono il caffè...
Quasi ogni giorno li portiamo al bordello a trovare le
femmine, per ingraziarle abbiamo insegnato loro a portare regali, solitamente pezzi di carne di bisonte
ma anche collane di conchiglie e pietre luccicanti, si sono subito adattati
come se fosse una pratica a cui erano già abituati.
Le femmine non cercano più di morderli ma per sicurezza li
forniamo di mutande di ferro, stanno tutto il tempo a ballare e dimenarsi
oppure guardano le figure pornografiche della fontana e poi cercano di
imitarle.
Abbiamo addestrato dei rapaci per la caccia, un’aquila per noi
e cinque falchi di specie diversa per gli accidenti, gli altri fanno da
battitori e raccolgono gli animali catturati, la caccia ce l’hanno nel sangue e
l’uso dei rapaci li entusiasma.
Berta e le altre femmine fanno da spettatrici poi di notte
facciamo il fuoco nell’aia e cuciniamo le prede, a piccole dosi diamo loro del
vino, finita la cena si raccolgono tutti intorno al fuoco e si mettono a ululare alle stelle, li
abbiamo forniti di tamburi, zufoli, archi, corni, capiscono subito e continuano
ad aggiungere parole al loro vocabolario, hanno imparato ad associare il nome
all’immagine rappresentata, tra gli ululati vocalizzano le parole imparate, per
il momento le canzoni sono piuttosto sboccate: stozo, picia, cazone,
putana…ma come inizio non c’è male.
Continuiamo a guardare New York lassù tra le stelle, sempre
tutto immobile, anche le foglie sospese a mezz’ aria in Central Park… pazienza.
Tutti i televisori accesi, quanti ce ne sono?...tanti, il
numero è statisticamente variabile ed è meglio non allargarlo troppo.
Nel televisore più in alto si è messa a lampeggiare una
scritta: "fatti furbo!“ buon consiglio, nel centrale la storia cresce ma
ormai l’obiettivo è raggiunto, sulla nascita del Bastardo guarderemo poi, per
il momento mettiamola in pause e torniamo
al cavolo.
Il segno è parola, il codice è forma. Per accertare il
codice ci vuole una parola, la forma del segno è quindi la forma di una parola.
Arriviamo al dunque. La forma rappresentata del cavolo codice è ca-, si inverte
nel segno e diventa ac- formando acca. Ac significa il ca che passando nel nome
gli dà il corpo di un’ acca, nel segno un’acca nome, quindi una parola, la
parola è suono, il segno è suono.
Nel codice la forma invertita del segno ac(-ca-vo-lo)
sillabato, il segno non è codice, il codice non è suono.
Il -vo ed il -lo che seguono
ca del codice ca-vo-lo se provo a
significarli con l’ac-del segno danno ac-vo ed ac-lo che significano nulla.
Questo può voler dire che il segno dell’acca non ha niente a che vedere col
resto del vo-lo, il cavolo serviva unicamente a risalire all’ac- quindi dopo il
ca devono esserci altre sillabe che unite ad ac- danno una parola come ad
esempio -qua che unito ad ac- dà acqua.
Quali sono le
altre sillabe?
Si può vedere in altri modi. Le due C di acca nelle lettere sugli
schermi digitali sono formate da linee poste su due quadratini che posso
variare a piacere per ottenere tutte le lettere dell’alfabeto ed i numeri.
Le A ai lati sono
varianti, le posso cambiare per ottenere degli ecce, icci,
occo, uccu e anche ecci, occi,
ucci…ucci, sento odor di cretinucci… semplicemente cambiando la posizione delle
linee che formano la lettera.
La forma della parola è un codice di lettere, una lettera
nominata del codice diventa segno la cui forma è un codice di punti e linee. Un linguaggio Morse che funziona nello
stesso modo.
L’arte dei graffitari presenta interessanti analogie.
Il codice della fontana è sepolto nel linguaggio, il codice
non è suono, se non è voce è scritto o pensato.
Ci sono segni sparsi ovunque, ad esempio ecce homo del
vangelo. Se lo scomponiamo in codice otteniamo un ec-ce h-omo, due c con e
variante, la h è indicativa e omo o-m-o, un m fra due o, O può essere il
simbolo dell’ossigeno oppure uno zero, in tal caso o solo più m, M al positivo
e W al negativo.
l’Arte è solo per pazzi, la forma del metodo non è metodo,
occorre sregolarsi per giocare col canone, in conclusione zero, mettiamo in
luce delle probabilità per impastare un filo spaghetto.
Om è pronunciato in certe culture orientali, pronunciato non
è codice, se non è codice è segno, deve avere qualche significato nascosto in
un linguaggio codice come radice per formare altre parole, ad esempio om(-bra)
o om(-be-li-co).
Siccome tutte le culture hanno origine comune ognuna porta
un briciolo di fuoco da aggiungere al falò.
M è merda, W è il simbolo del watt, O ossigeno, forse una
formula segreta per dare potenza virile all’om, un super cazzone ma W potrebbe
anche essere il simbolo del water ed in questo caso avremmo una merda, il cesso
e tirare l’acqua come riflesso condizionato, una semplice indicazione molto
istruttiva.
Nella storia è venuta alla luce la struttura della corrente
preumana intorno alla quinta colonna che porta il cibo e quindi la fontana.
il primo nucleo si sparpagliò su tutto il pianeta
trapiantando i getti della fontana ovunque, ad un certo punto questo mondo
scomparve e venne nuovamente inghiottito dalla giungla materialista del peccato
originale, si formò una nuova mentalità e della fontana non si seppe più nulla.
Che fine ha fatto?
Non può essere stata distrutta, scaturisce direttamente dal
moto perpetuo e senza di lei sulla Terra non ci sarebbe più vita. Di certo in
giro non si vede ma da qualche parte un getto anche piccolo ci deve essere, la
forma di un getto è quella di un calice, calice comincia con ca- e champagne
con cha-, un ca con l’acca in mezzo, un segnale per un’altra indicazione?
Il quadratino della C nella lettera digitale lo posso
ruotare ed aggiungere una linea sotto presa dal lato superiore mancante. (C+I)
La figura assume l’aspetto di un contenitore con il gambo
del cavolo che succhia dalla terra o dal cappuccio, potrebbe essere una
cannuccia e succhiare dal calice oppure, come nel disegno in alto, dalle parole
scritte sotto, arrappante…
Comunque un calice. La probabilità è il Graal.
La leggenda del Graal come è oggi conosciuta è una
castroneria. Il calice dell’ultima cena con il sangue di Cristo che Giuseppe
d’Arimatea porta e nasconde tra i briganti in Inghilterra non è una storia
probabile, chiunque abbia letto i vangeli
avrà notato come Gesù fosse contro tutte le forme di feticismo, mai
avrebbe permesso l’idolatria degli oggetti che toccava.
La leggenda del Graal presenta un cinquanta per cento di
incertezza rappresentato dalle castronerie aggiunte ad un mito precedente
tramandato da miliaia di anni prima della nascita di Cristo ed il segno è che
un getto della fontana venne salvato e nascosto da qualche parte.
In questo caso certezza e incertezza non sono disposti
segno-codice, la castroneria è aggiunta al segno che in questo modo si sdoppia
cambiando il significato reale del mito. Il segno cambia codice prendendo
quello della castroneria che è solo nominale e se è nominale non è formale. In
poche parole una noforma che nasconde il Graal. Il segno è parola, il codice
scrittura o pensiero, quindi una scrittura o un pensiero che parla. La
castroneria è solo nominale, non ha corpo e per parlare deve introdursi in un
corpo. Un dibbuk oppure un virus informatico.
E’ probabile che i castroni siano a conoscenza dei codici
tramandati dal primo nucleo della fontana, lo vediamo da come sporcano i segni
per renderli indecifrabili ma nello stesso tempo danno delle indicazioni molto
utili.
Getto è ghetto se ci mettiamo l’H, che sia in un ghetto?
Chi lo sa? Il codice per arrivare al Graal è nascosto negli
strati dell’linguaggio, i castroni lo conoscono ma non lo possono accertare.
La caccia al tesoro è aperta, la storia si trasferisce in un
manicomio ghetto, all’ingresso c’è il
segno H, si sentono le risate dei matti:
“ah ah ah! ah ah ah!”.
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