Cap.9 La regina dei cannibali.






            9       La regina dei cannibali


 

Manca poco alla notte, il tramonto sta sfumando screziandosi di grigio e di lillà, in cielo qualche stella già luccica.

Agli elefanti sulla riva del fiume se ne sono aggiunti altri ed altri ne stanno arrivando. Ci sono anche numerosi rinoceronti e bufali che si stanno radunando nella savana.

Stiamo osservando la missione col binocolo. Nelle capanne intorno c’è gran movimento, sembra un formicaio preso a calci. Molti trasportano sacchi di sabbia e li ammucchiano contro la staccionata di confine, altri girano stringendo tra le braccia fasci di fucili e li distribuiscono. Dopo aver visto il fumo del villaggio incendiato e sentito le esplosioni si sono allarmati.

Due imbarcazioni sono uscite dal tratto di fiume nella giungla e si stanno dirigendo velocemente verso la missione. Hanno lo scafo nero  con la vela solare quadrata.

“Ci  sono due navi, stanno andando alla missione, non ne ho mai viste di simili.” diciamo a Fu che sta osservando al nostro fianco.

“Le ho viste…passami il binocolo.”

Glielo diamo. Fu le osserva: “Sono feluche dei pirati neri, che ci fanno da queste parti? Li conosco bene, sono comparsi da qualche anno come dal nulla, hanno una consorteria loro, non legano con gli altri pirati. Formano piccole flottiglie e razziano senza osservare nessuna regola, hanno navi moderne, veloci e bene armate ma se li trovi da soli scappano. Noi li evitiamo anzi, quando possiamo li attacchiamo, la loro concorrenza sta insozzando la filibusta.”

Le feluche hanno raggiunto la missione, la sera ha sparso le sue ombre sulla savana e si vedono appena, si accostano al porticciolo ed una dopo l’altra scompaiono.

“Devono avere un hangar nascosto all’interno, sono entrate tutte e due. Avranno scoperto la nostra nave?”

“Non credo…” risponde Fu,  “oltre alla cascata la serranda che chiude la grotta è mimetizzata con la montagna, bisognerebbe batterci il naso contro per accorgersene e poi Drago ha fatto mettere delle vedette alla foce del fiume per controllare il mare. Dalla velocità che avevano e dalla fretta con cui si sono rintanati è facile che stessero scappando da qualcuno, ma chi può dirlo?  Quando si ha a che fare con quel fetenti non si è mai sicuri di nulla.”

La notte si sta accendendo di stelle e dalla savana si alza il coro di miliardi di grilli...nel profondo della giungla, più lontano del villaggio incendiato, riprendono a rullare i tam tam. Tutta la foresta ne risuona.

“Ancora  cannibali!” esclama Fu. Come fanno ad aver ancora voglia di suonare dopo la batosta di oggi?

“Il suono arriva da lontano, questi sono altri, dal villaggio distrutto devono essere scappati in molti entrando nei loro territori.”

In quel momento  se ne vede un gruppetto uscire dalla giungla  correndo sulla strada  verso la missione inseguiti da un centinaio di iene poi le iene li raggiungono e li ricoprono esplodendo in una zuffa alimentare.

“Alle iene piacciono le carogne…”  commenta Fu.

Arriva un marinaio e dice: “La strega ha ripreso conoscenza, se la vuoi interrogare è meglio che lo fai adesso, non credo  ne abbia per molto.”

Torniamo al carro. La regina è coricata a terra sopra un giaciglio di foglie. Il volto,  con una vistosa crepa aperta sulla fronte, è stato pulito dal sangue, gli occhi ardono di luce selvaggia e i denti dai canini lunghi emanano una fosforescenza spettrale nella bocca aperta. Sta ansimando dilatando a dismisura il petto  per respirare, la sua voce è un bisbiglio gracchiante, delira: “Vu m-to... du m-re…du ba b-auuu-ba-bauuu, du…”

“Che dice?” ci chiede Sci.

“Parla la lingua dei cannibali addomesticati delle campagne, marcano le consonanti aspirandole verso la vocale che non pronunciano, un po’ la conosco,  credo abbia detto che ha bua cioè male alla testa, du è lei, dev’essere il suo nome, forse sta per donna e vu è  l’uomo, il re dei cannibali morto al villaggio. Lasciala parlare.”

Avviciniamo l’orecchio alle sue labbra.

“Fa attenzione, guarda che denti ha, sembrano quelli di un lupo…” dice Li ò.

“Mi senti?” chiediamo alla regina.

Lei ha un sussulto, spalanca gli occhi fissandoli nei nostri poi solleva una mano e ci sfiora il viso, le sue unghie scivolano sulla pelle sfrigolando. Scandendo a stento le parole dice: “Vu vuuu, vu c-ma du... vu du…”

Ci tasta un braccio e continua in delirio: “ Vu b-no, du f-me, du m-gi-re…m-gi-re, f-me.”  Proviamo a tradurre le sue parole via via che le pronuncia:

“Uomo buono, donna fame, donna mangiare, fame, carne fresca, sangue, non sprecare sangue, fiume sangue dà vita, dà forza a du…du muore, ultima notte per du, vu vivo, vu dà suo sangue a du, du non muore, du torna, vu du, insieme, sangue unisce, fiume vu scorre in du…”

Farfuglia qualche parola senza significato gemendo di dolore e riprende:

“Fiume vu porta stelle, du non paura morire, vu parola, du carne… bestia…c hi dire du bestia? du visto fuoco, du non sapere, du terra erba albero foglia, du vento pioggia, du gemma fiore frutto, du carne ossa sangue, du uccello… volare sopra notte, du vedere luce... vu dà sangue a du, du danzare quando luna chiama… tam tam dire… du vuole vu, chiamare, arrivare, piede mangia terra, terra sale con giungla, vu manda sangue incontro terra, fa fuoco, brucia, gambe danzano vu du,  tam tam suonare, du muore, vu da carne e sangue a du, du rende e torna du carne e sangue, terra mangiare, solo terra mangiare, tutta tribù mangiato terra, du terra, du bocca grande, denti forti, du corre dentro giungla, parla leoni, du vuole parola, non sapere dov’è vu, vieni più vicino, dà carne fresca, dà sangue ultima volta…”

Riprende a delirare senza senso, ansima rantolando aspirando l’aria, spalanca la bocca e continua: “Du bestia, preti insegnato parola…dato acqua che fa vedere stelle, du fare grandi magie, du parlato con stelle, stelle dire buono sangue vu, stelle cantare, senti canto stelle? Suono sangue, fiume stelle, pioggia luce porta tempesta porta fuoco dentro du, du gonfia, fare piccolo vu, ridare vu sangue, sangue... du fame... du muore…”

Il respiro si interrompe, dalla gola le esce un fischio di agonia, barbuglia qualche suono inarticolato e riprende a parlare scandendo le parole sui rulli dei tam tam che si sentono dalla giungla:

“Stelle dire du non muore, du batte piede terra e terra riprende du dentro casa, terra madre du, terra fatto du, terra parla du, dire du bella, terra piacere du ballare, piede du accarezza terra e terra manda fiume sangue e fa crescere du forte, grande... du muore, testa scoppiare, dammi sangue ultima volta…”

Ci prende la mano e se la posa sulla fronte spaccata poi la porta alla bocca, la lecca, la morde coi denti ormai privi di forza, la stringe  nelle sue e dice: “Vu dato du sua mano.” poi emette un lungo rantolo e la luce nei suoi occhi si spegne.

“Hai fatto una nuova conquista.” commenta Sci sospirando.

“Andiamocene, abbiamo già perso troppo tempo!" dice un marinaio.

“Sì, andiamo.”

 La luna piena sta sorgendo da dietro la giungla. Un suo raggio penetra tra gli alberi illuminando il volto della regina, nero, grinzoso, bestiale... le sue mani si sono irrigidite stringendo la nostra. Cercando di liberarla ci graffiamo sulle unghie affilate. Una goccia di sangue inizia a stillare, la lasciamo gonfiare e poi la facciamo cadere tra le labbra socchiuse di Du.

Sci ci afferra la mano. “Sei pazzo... disinfettati subito, quella è velenosa.” poi chiama l’infermiere.

“Non è nulla.” diciamo.

“Non si sa mai.”

Mentre l’infermiere ci passa un batuffolo intinto di disinfettante sulla mano la terra inizia a tremare.

“Un terremoto!” strilla Sci.

Le scosse del terreno sembrano concentrarsi sotto la regina morta, la fanno sobbalzare e muovere come se danzasse poi con un sordo boato si apre una voragine che la inghiotte e subito dopo si rinchiude sussultando come se masticasse. Dopo qualche secondo, con un ruttino, la terra smette di tremare.

 


                   A dorso di coccodrillo. 


Saliamo a cassetta con Fu. Gli altri si sono sistemati dietro, Drago è ancora svenuto ma respira regolarmente. Fu guida i cavalli fuori dalla giungla e prosegue costeggiando la savana verso il fiume. La luna sospesa nella notte come un lampione sulla piazza illumina un percorso di buche e dossi, i cavalli procedono al passo agitando nervosamente le code per i ruggiti dei leoni e d’altri grossi felini che si contrappuntano alle grida d’agonia delle loro prede, tutta la giungla e la savana ne risuonano. Invisibili nell’oscurità tra gli alberi grossi uccelli notturni si spostano dando inizio alla caccia... sembra di essere in un grande magna magna.

Le iene sono ricomparse, ci seguono a distanza, si vedono i loro occhi famelici riflettere i raggi di luna. Evidentemente hanno fiutato un nuovo banchetto.

I quattro marinai le vedono ed iniziano ad agitarsi.

“Nessuna paura!” esclama Li ò. Porta la tromba alla bocca facendo squillare un terrificante ruggito di tigre.

I cavalli si imbizzarriscono e Fu deve tirare le briglie e piegargli il collo per impedirgli di correre.

“Ne ho fatta un’altra delle mie.” dice Li ò.

Fu sbotta: “Accidenti a te, tieni a posto quella tromba.”

Per un po’ ci raccontiamo le avventure passate poi i marinai vogliono sapere dove ho imparato a tirar così bene con l’arco e come ho fatto ad addomesticare le iene.

“Sinceramente non so ancora…” rispondiamo,  “l’arco proviene dall’armeria del principe e dev’essere fatato, ho guidato le frecce con la mente e loro colpivano proprio dove volevo ma il lavoro più grosso l’ha fatto questa…” sfoderiamo il tubo e lo stringiamo nella mano. “Questa è la spada, l’ho trovata, nella vita precedente l’avevo nascosta sulla nave…credo che sia lei ad influenzare il comportamento delle iene, probabilmente emette delle vibrazioni che gli animali sentono e ne vengono attratti e condizionati.”

“Come funziona?” chiede l’infermiere mentre gli altri bisbigliano concitatamente tra loro.

“Sto imparando…o meglio ricordando, è ancora presto per dirlo.”

 “Avresti dovuto vedere…” interviene Li ò,  “una spada di fuoco più duro dell’acciaio ed ha sparato una fiamma che poi è diventata una tigre di fuoco che ha spalancato le fauci e inghiottito tutto il villaggio.”

Un marinaio dice: “Abbiamo sentito raccontare molte leggende sulla spada del principe e non ci stupiamo…quella spada solo lui la può usare e se adesso è in mano tua vuol dire…”

“Che il principe è tornato!” esclama Scintilla.

“L’abbiamo capito fin dal primo momento che hai messo piede sulla nave…“ continua il marinaio,  “e lo deve aver capito anche Drago…in questi ultimi giorni è cambiato, sembra un altro, ci ha fatto cadere in due trappole mortali e se non ci fossi stato tu  saremmo morti tutti.”

Lo interrompiamo: “Cose che capitano, quelle trappole erano imprevedibili e ci sarebbe cascato chiunque. Le forze che stiamo affrontando hanno un’astuzia di prim’ordine e Drago non lo sapeva. Non dimenticate che è stata la sua prontezza a portare il carro fuori dal villaggio e in un momento come quello non deve essere stato facile, Drago è stato solo sfortunato.”

“Tu però non ci hai fatti cadere nella trappola sull’albero.” dice Fu.

“È vero, perchè ho fatto buon uso del suo errore e non l’ho ripetuto. Sono certo che anche lui d’ora in avanti sarà più accorto.”

Un marinaio interviene: “Fossi in te non lo difenderei tanto... sapeva che ci avresti seguiti, non l’ha detto ma si è capito, forse sperava nei coccodrilli, teme di perdere la nave…l’ha già persa.”

Gli altri assentono silenziosi.

“Questo discorso non lo voglio più sentire, il capitano continua ad essere Drago, non ho esperienza di mare e sarei un disastro, intesi?”

I marinai mormorano dei sì poco convinti.

Drago si muove nel sonno e sbuffa: “All’arrembaggio! Avanti miei prodi!” facendo ridere tutti.

Sci chiede: “Adesso che hai ritrovato la spada tornerai alla Città e caccerai Rabbi?”

“Sì... il mondo deve tornare bello come prima!” esclamano tutti agitando i pugni.

“State calmi, fosse così semplice... ho riflettuto sulle decisioni che presi nella vita precedente ed ho capito che quello che sta avvenendo fa parte del ciclo naturale della vita, come le tempeste o le eruzioni dei vulcani e non si può in alcun modo evitare. Rabbi è solo la punta di un movimento di opinione che sta espandendosi in tutto il mondo, lui è la ragione di questa tempesta, eliminarlo potrebbe essere peggio…però possiamo agire in modo di condizionare i suoi movimenti ed in questo la spada potrebbe essere utile.”

Fu interviene: “La politica è proprio una cosa difficile, io lo farei a pezzi e poi chi s’è visto s’è visto…che cos’è un movimento d’opinione?”

Rispondiamo ridendo: “È  come la marea che si muove dietro un’idea… iniziano in pochi a seguirla poi se ne aggiungono altri che ne richiamano altri ed altri ancora e diventano miliaia, milioni, miliardi…un serpentone che non finisce più, nessuna forza al mondo può fermare un movimento d’opinione quando si mette in moto.”

“Anche se l’idea è sbagliata?” chiede Li ò.

“Questo lo si sa sempre dopo.”

“Allora rimarrai con noi!”  esclama Sci,  “Che bello! sei così divertente!”

“Con me non hai mai fatto la smorfiosa…” sbotta Fu guardandola crucciato.

“Sei geloso adesso? Non ti sei mai interessato di me prima.” gli dice Sci facendogli una linguaccia.

Fu sbuffa in risposta: “Che ne sai tu di chi sono geloso?”

Li ò interviene: “Ti capisco, sono geloso come te…”

I marinai ridono.

L’infermiere dice: “Quelli della missione devono aver telegrafato ai loro superiori che qui stanno succedendo cose strane. Se ci collegano agli avvenimenti rischiamo di finire in un’altra trappola. Drago dorme e chissà quando si riprenderà. Che cosa pensi di fare?”

“Per il momento nulla. Alla missione non sanno di noi, non possono fare collegamenti.”

“E quelle feluche come le spieghi?” domanda Fu.

“Non spiego nulla, saranno i fatti a farlo.”

 Fu continua: “Sono fuori dalle acque dove operano, sono certo che stessero scappando da qualcosa.”

“È quello che spero, se riuscissimo a spostare l’attenzione della missione su un altro obiettivo  non si occuperanno di noi.”

“Hai già qualche idea?” chiede un marinaio.

“Forse.”

L’aria inizia a profumare degli effluvi del fiume. A qualche centinaio di metri negli spazi lasciati liberi dalla vegetazione si vede scorrere l’acqua argentata di raggi lunari.

“Siamo arrivati. Fu, dirigiti all’albero dove abbiamo incontrato Tazza e Zip, tieniti distante dal fiume e appena arrivati nascondi il carro.”

“Che cosa temi? Con questo buio non possono vederci.” dice Fu.

“Quelli della missione no ma se le feluche scappavano da qualcosa quel qualcosa potrebbe venirle a cercare.”

“Come vuoi.”

 L‘infermiere chiede: “Avete incontrato i due che abbiamo lasciato a guardia delle canoe?”

“Sì, ci aspettano dall’altra parte del fiume.” Risponde Fu,  “è stato Ji a dirgli di spostarsi con la nostra canoa.”

Fermiamo il carro riparandolo dietro un gruppo di alberi, intorno a noi si fermano anche le iene accucciandosi tra l’erba. Si sentono di sottofondo i loro sghignazzi,   miliaia di occhi  brillano selvaggi nell’oscurità. Oltre le iene si sentono sonori ruggiti di leoni, pantere, giaguari…

“Quanti sono…“ mormorano i marinai allarmati,  “C’è da stare tranquilli?”

“Non ci pensate. Adesso organizziamoci, bisogna tornare alla nave. Fu e Sci, voi state di guardia al carro e voi  andate a controllare le canoe, i cannibali le hanno trovate e le avranno distrutte o spostate ma è meglio accertarsene.”

Brontolando verso le iene i marinai si dirigono al nascondiglio delle loro canoe.

“Li ò, vieni con me.”

Raggiungiamo la sponda del fiume dove avevamo lasciato Tazza e Zip. Prendo il libricino ed alla luce della luna cerco gallo nell’indice: “Ecco! Gallo, quattro uno e due a metà, Li ò, premi i tasti  e poi suona.

Tra gli sghignazzi delle iene, i ruggiti delle altre belve ed  i barriti degli elefanti e dei rinoceronti che si stanno aggiungendo a miliaia uno squillante chicchiricchì vibra nell’aria. Dopo qualche minuto, uscendo dalle ombre del fiume, arrivano i due marinai.

“Siete tornati finalmente, eravamo proprio stufi di star rannicchiati sugli alberi. Avete trovato Drago?” dice Zip.

“Sì.”

Tutti e due tirano un sospiro di sollievo. Tazza chiede: “Come stanno i nostri compagni?”

“Venite, ve lo diranno loro.”

 Tiriamo su la canoa e la nascondiamo in un avvallamento ricoprendola con delle frasche.

“Prima sono passate due feluche dei pirati neri, le avete viste?” chiede Tazza.

“Sì.”

“Che cosa sta succedendo? Che ci fanno tutti questi animali?”

“C’è una festa.” rispondiamo ridendo.

Raggiungiamo il carro. I marinai sono già tornati. “Hanno distrutto le canoe.” dicono,  “si sono presi tutto.“

“I viveri no!”  dice Zip,  “quelli li abbiamo tenuti con noi.”

Si levano gli zaini e li palpano per marcare la consistenza.

“Questa è proprio una bella notizia!”  esclama Fu,  “Ho una fame che mangerei un elefante.”

L’infermiere sbotta: “Sulla nave saranno tutti preoccupati, dovevamo tornare prima di sera. Avreste dovuto portare le canoe dall’altra parte, adesso come faremo a tornare?”

Tazza risponde: “È  stato Ji a ordinarci di fare così, prenditela con lui.”

“È vero.” diciamo,  “Non c’era tempo, i cannibali erano sulle nostre tracce e non si poteva fare diversamente. Per tornare troveremo il modo, se devo discutere con voi ogni decisione che prendo mi farete invecchiare prima del tempo, state calmi e mangiamo qualcosa.”

In quel momento  a circa un chilometro giù per il fiume appare una luce e si sente il ronzio del motore di una nave che si avvicina.

"Questi chi sono?” chiede Li ò.

Li osserviamo col binocolo. Una nave da guerra di media grandezza avanza illuminando le sponde, sui ponti si intravvedono solo delle ombre.”

“Non si distingue nulla, ” diciamo,  “è troppo buio.”

“Fammi vedere.” dice Fu.

Gli passiamo il binocolo. Fu la osserva per qualche secondo: “Sono neri della marina militare africana, che ti avevo detto? Stan seguendo le tracce delle feluche.”

“Proprio quello che aspettavo!” esclamo.

Fu continua: “Siamo fuorilegge in Africa, se ci scoprono rischiamo di venir tutti impiccati.”

“Le cose si complicano.” dice Zip,  “Come faremo a tornare?”

“Torneremo con le barche della missione ed i negri ci aiuteranno, che gli piaccia o no.”

“Che hai in mente?”

“Non so ancora, improvviso. Voi adesso ve ne state qui nascosti fino al mio ritorno. Fatevi uno spuntino. Mi raccomando, quando fermerò la nave non uscite per alcun motivo, anche se fossi in pericolo, ne va della vita di tutti, intesi?”

Fu risponde: “Ormai non ci stupiamo più di niente. Ok Ji, faremo come dici.”

Afferriamo un panino che ci porge frettolosamente Sci e corriamo sgranocchiandolo giù dalla riva verso la nave che sta arrivando. Ora in mano stringiamo la spada.

 

 

Sulla linea che è segno tra favola e realtà c’è l’energia che anima la spada.

Facciamo uscire una lama di fuoco. Quelli della nave ci vedono e ci puntano i fari.

Una voce dal ponte di prua grida attraverso un megafono: “Chi sei, che ci fai in questo posto?”

“Sono un prigioniero scappato dai pirati!” rispondo e poi chiedo: “Voi siete amici o nemici?”

“Siamo marinai della confederazione africana, non vedi le insegne della nave?”

“No! è buio ed i vostri fari mi accecano!”

Spostano i fari puntandoli sulla bandiera che sventola sulla cima del pennone per qualche secondo e li rivolgono nuovamente a noi.”

“Contento adesso?” continua il megafono, “Siamo a caccia di due feluche di pirati neri. È da loro che sei scappato?”

“Sì, ero su una di quelle!”

“Le stavamo seguendo lungo la costa e sono scomparse. Devono per forza aver risalito questo fiume. Da quanto tempo sei scappato?”

“Saranno un paio d’ore.”

“E come hai fatto?"

“Ho approfittato della confusione che il vostro inseguimento causava e mi sono tuffato nel fiume. Quelli han continuato.”

“Cos’è quella cosa che ti brilla in mano?”

“Una torcia!”

“Dove l’hai presa?”

“Ce l’avevo in tasca!”

“Ed i pirati te la lasciavano tenere?”

“L’ho rubata prima di tuffarmi. Uffa! Quante domande. Vi interessa o no prendere quei pirati?”

“Sì! Ma potresti essere uno di loro e attirarci in una trappola!”

“Ho forse la faccia di un pirata nero? Non lo vedete che sono  un ragazzo? Sono stato rapito in Città e venduto ai pirati!”

“Può essere ma di questi tempi non ci fidiamo di nessuno. Anche nella nostra capitale è stata rapita la prima principessa! Per caso ne hai sentito parlare?”

“Com’è fatta?”

“È bellissima, la più bella di tutte, alta, il corpo di una dea.”

“Dicono tutti così delle loro principesse! Quanti anni ha?”

“Diciotto!”

“Gli occhi come sono?”

“Un cielo stellato!”

“Allora è lei. Era sull’altra feluca, non quella che portava me.“

Sentiamo un mormorio eccitato percorrere tutta la nave.

Il megafono riprende a parlare: “Come fai a esserne certo?”

“Ho sentito i pirati che ne parlavano!”

“Sai dove sono adesso?”

“Sì, si sono nascosti nella missione che c’è più avanti, li ho visti coi miei occhi entrare all‘interno della cinta!”

“Nella missione? Sono santi padri... vengono dall’Egitto per convertire i cannibali, come è possibile?”

“Storie, quali santi padri? Sono peggio dei cannibali. Le feluche si sono nascoste lì, ci deve essere un hangar  dietro la palizzata, andate a vedere!”

“Lo faremo e tu verrai con noi, adesso scendiamo a prenderti!”

“Non ci vengo con voi!”

 "Perchè?”

“Non mi fido! Se siete amici dei pirati mi consegnereste a loro e se andate alla missione e vi fate catturare sarebbe ancora peggio!”

“Qui siamo nel nostro territorio e la nave è bene armata, non temiamo niente e nessuno! Verrai con noi che ti piaccia o no! Rimani dove sei, se ti muovi spariamo!”

“Non ci vengo con voi branco di babbuini neri! Andateci da voi! Prima però avvertite la vostra base e segnalate la posizione, quelli vi faranno fuori tutti!”

Il megafono sbraita: “A chi hai dato del babbuino? Sono un ufficiale di marina e non prendo ordini dai mocciosi. O vieni con le buone o ti veniamo a prendere da cattivi!”

“Non ci vengo! Segnalate la posizione, quelli vi faranno a pezzi, sono in tanti e tutti armati e voi avete l’aria di polli appena usciti dall’uovo!"

Sulla nave si sente tuonare un ordine secco: “Avvicinate la nave a riva, la squadra cinque pronta a tuffarsi. Andate a prendere quella linguaccia!…e tu resta fermo dove sei, un solo movimento e spariamo!”

“Babbuino! Babbuino! Babbuino!” gridiamo spernacchiando in risposta.

La nave accosta fino a portarsi a sette otto metri dalla riva. La squadra è pronta a tuffarsi. In quel momento un centinaio di grossi coccodrilli emerge dal fiume davanti a loro facendo sbattere le mascelle ed agitando l’acqua a colpi di coda.

“Cos’è questa storia?” grida l’ufficiale mentre un altro mormorio percorre la nave.”

“Chiedilo ai coccodrilli!”

L’ufficiale si interrompe, confabula con dei marinai vicini e riprende: “Non so chi mi trattenga dallo scaricarti addosso tutti i cannoni della nave!”

“Perché, che male vi ho fatto?” chiediamo, facendo crepitare minacciosamente la lama di fuoco,  “L’Africa è un paese libero e nessuna legge mi impedisce di stare qui!”

Segue qualche attimo di silenzio, mentre l’ufficiale confabula con i suoi continuano ad arrivare coccodrilli ed ippopotami ed anche grossi serpenti di fiume, molti salgono a terra e si dispongono intorno a noi.

“Stento a credere ai miei occhi!” balbetta l’ufficiale al megafono. Si riprende e continua: “Va bene, rimani coi tuoi coccodrilli, tutto ciò è inverosimile, chi ci assicura che dici la verità? Se i pirati non sono nella missione rischiamo un incidente diplomatico, i preti egizi sono molto potenti e le loro mani arrivano dappertutto. Mi degraderanno a pulire i ponti della nave!”

“Che cosa vi costa andare a controllare? Siete in casa vostra, sono obbligati a farvi entrare e se non lo faranno avrete la conferma che le feluche si sono nascoste lì. Segnalate la vostra presenza al comando perchè quelli vi faranno a pezzi!”

“Noi non temiamo nessuno!” grida l’ufficiale.”

Lo vediamo parlottare con dei marinai poi il motore della nave si rimette in moto e l’imbarcazione prosegue la sua marcia lungo il fiume mantenendo i fari puntati contro le sponde. Li guardiamo allontanarsi fin quando superano la linea dove abbiamo nascosto il carro.

La luna è alta nel cielo ed illumina la zona di luce fatata... è enorme, si potrebbero contare i crateri ed i monti e i canali... i suoi raggi si infiltrano tra i rami e giocano coi riflessi del fiume spandendosi come una nebbia magica verso la savana e dentro la giungla. Un grosso ippopotamo ci preme delicatamente una coscia con il muso. Lo accarezziamo tra le orecchie e gli diamo una grattatina alla gola.

L’ippopotamo fa un leggero grugnito di soddisfazione poi spalanca le fauci in un interminabile sbadiglio che termina con un rutto. Dev’essere il loro modo di ringraziare.

Facendoci largo tra i coccodrilli ritorniamo al carro. Hanno sentito tutto. Sci chiede: “Perché gli hai raccontato tutte quelle storie?”

“Per convincerli ad andare alla missione.”

“Se non troveranno la loro principessa che succederà?”

 “Non credo che gli daranno la possibilità di cercarla…calcolando i cannibali all’esterno e gli equipaggi delle feluche là dentro devono essere parecchi e sono bene armati.

“Vuoi dire che li hai mandati allo sbaraglio?” chiede Li ò.

"Siamo in guerra e li ho avvertiti, l’ufficiale sembrava sicuro di sé, affari loro.  Adesso passiamo all’azione! Dobbiamo approfittare dell’occasione per andare a rubare le barche della missione. Chi si offre volontario?”

 Li ò Fu e Sci fanno un passo avanti mentre i marinai, pesti e malconci, rimangono in silenzio.

“Ne servono altri due. Tazza e Zip, siete stati tutto il giorno a grattarvi le palle sugli alberi, verrete voi, gli altri aspetteranno qui. Quando avrete le barche ritornate alla nave senza aspettare un minuto, la luna vi illuminerà la strada.”

“E voi?” chiede l’infermiere.

“Resteremo per vedere gli sviluppi e torneremo più tardi con la canoa. Quando ve ne andate ricordatevi di liberare i cavalli.”

Tazza chiede: “Come pensi di andare alla missione? Ci sono più di dieci chilometri ed abbiamo una canoa sola.”

“Troveremo il modo. In marcia adesso!”

“Buona fortuna!” ci augurano i marinai rimasti.

 

“Andiamo a piedi?" chiede Li ò mentre scendiamo verso il fiume.”

“Ho un’idea migliore.”

“Hmmm…” mormora lui,  “chissà che cosa inventerai questa volta.”

Sulla riva e nelle acque circostanti sembra che tutti i coccodrilli e gli ippopotami dalla foce alla sorgente del fiume si siano dati convegno. Il gruppo si blocca.

“Che ci fanno tutte queste bestie?” domanda Zip.

Li rassicuriamo: “Nessuna paura, sono sotto il controllo della spada. Se doveste scegliere tra cavalcare un coccodrillo o un ippopotamo che cosa preferireste?”

“Sei in vena di scherzare?” chiede Fu,  “Ne uno ne l’altro!"

“Devi essere impazzito.” dice  Tazza.

“Povero me…” geme Li ò,  “lo sapevo, che mi tocca fare…”

“Per me è lo stesso!” esclama Sci con voce spavalda.”

“Gli ippopotami sono troppo grossi, ” diciamo con tono da intenditori,  “rischieremmo di scivolare, i coccodrilli invece sono quasi piatti ed hanno la pelle tutta grutuluta, sarà facile tenersi.”

“Vuoi andare sul fiume a dorso di coccodrillo? Quando la racconterò non ci crederà nessuno!” esclama Li ò.

“Comunque io non vengo!” sbotta Tazza.

Zip gli fa eco: “Ed io neppure, tanto vale annegarsi o farsi divorare vivi dai cannibali.  E tu che dici?” chiede a Fu.

Furfante risponde: “Nulla, ormai sono senza parole, dopo aver cavalcato le iene che vuoi che mi spaventi?”

“Non perdiamo tempo in chiacchiere, la nave dei negri sarà quasi arrivata. Sulla canoa verreste?” chiediamo a Tazza e Zip.”

“In mezzo a tutte quelle bestie?”

“Siete forse dei vili? Vi tirereste indietro dove quattro ragazzini osano?”

“Va bene…” mormora Zip non troppo convinto,  “si vive una volta sola... useremo la canoa.”

“Andatela a prendere di corsa.”

Scendiamo alla riva del fiume. Centinaia di coccodrilli e ippopotami galleggiano a pelo d’acqua fissandoci. La luna si riflette nei loro occhi ed è veramente uno spettacolo selvaggio.

Tazza e Zip sono tornati con la canoa e si sono fermati a distanza per i numerosi coccodrilli che ingombrano la riva.

Li chiamiamo: “Venite! non vedete come sono docili.”

Accarezziamo un grosso coccodrillo a fauci aperte sulla punta del naso per rassicurarli.

Zigzagando tra le bestie i due si avvicinano e posano la canoa in acqua.

“Fu, prendi la corda dallo zaino!”

“Fai questo, fai quello…” brontola fu tirando fuori la corda e aggiunge: “Se per te va bene preferirei andare anch’io in canoa.”

“Anch’io…” dice Li ò con gli occhi sgranati nella gola di un grosso coccodrillo a fauci aperte davanti a lui. “La tromba potrebbe bagnarsi e poi come farei a far ruggire la tigre.”

“Va bene, usate la canoa. Sci sei sembra dell’idea?”

“Ti seguirei ovunque!” risponde cogli occhi eccitati.

“Allora spogliamoci nudi, mettiamo i vestiti sulla canoa.”

“Nudi? Ma io sono una ragazza pudica…”

 “Nudi! Non fare storie... e voi salite sulla canoa.”

 Mentre Sci si spoglia sotto gli sguardi ammirati ed i fischi degli altri ci liberiamo dei vestiti e li deponiamo insieme all’arco ed alla faretra in canoa tra le gambe di Fu.

“Ne sei responsabile.” gli diciamo.”

“Nessuno li toccherà.” guarda verso la missione e continua: “Ma così,  pagaiando,  arriveremo a giorno fatto.”

“Vi metto il motore…”

Leghiamo il centro della corda alla prua e poi chiamiamo due grossi ippopotami lì vicino e gli fissiamo i due capi al collo.

“Che fai? No!” gridano i quattro.

Troppo tardi. Diamo una pacca sul dorso di un ippopotamo e quelli iniziano subito a nuotare veloce risalendo il fiume trascinandosi dietro la canoa.

“yu- uhuuu!” strilla Li ò. Gli altri si tengono stretti ai bordi delle fiancate e sono impietriti.

Scintilla ha un bel corpicino sodo nel fiore dei suoi tredici anni, le tettine piene coi capezzoli teneri e rosa gonfi di eccitazione, la fighetta depilata, le gambe lunghe coi muscoli modellati da ballerina, fa venire appetito. Un brillantino luccica nell’ombelico sul cratere di un piccolo vulcano tatuato.

Al nostro sguardo, sotto il trucco del viso ormai quasi sfatto, è diventata tutta rossa,   ci abbraccia stringendo forte, si appiccica e ci dà un lungo bacio appassionato.  Ci stacchiamo a fatica, siamo tutti arrapati, l‘uccello diritto... Un grosso coccodrillo ci addenta delicatamente una caviglia. Scegliamo quello per Scintilla, la aiutiamo  a coricarcisi sopra, le facciamo stringere il collo del rettile con le braccia assicurandoci che sia ben salda poi ne scegliamo uno bello grosso per noi e  ci distendiamo sopra nello stesso modo. I coccodrilli scendono in acqua ed iniziano a risalire il fiume nuotando veloci con vigorosi colpi di coda.

Subito troviamo qualche difficoltà a sincronizzarci sull’andamento serpeggiante dell’animale ma dopo qualche secondo diventiamo una cosa sola. Anche Sci si è sincronizzata ed è concentratissima, ci guarda e fa uno strillo eccitato.

Nuotiamo affiancati come due siluri di carne lanciati, la luna  ci guarda a bocca aperta spruzzando raggi incantati da tutte le parti.

Per chi volesse provare una simile esperienza consigliamo, per guidare i movimenti del coccodrillo, di mettergli gli indici delle mani nelle orecchie e poi premere dalla parte che si vuole girare, nel nostro caso non serve perchè stiamo andando diritti.

Raggiungiamo la canoa e li sorpassiamo, giochiamo a rincorrerci fin quando arriviamo in vista della nave dei negri.

Procedono lentamente illuminando le rive ed a intervalli fanno suonare le sirene per farsi sentire dalla missione. Sono ad un chilometro da questa. Li seguiamo a distanza fin quando arrivano al pontile e si fermano. Ci fermiamo anche noi un centinaio di metri più sotto su una spiaggetta coperta da folti cespugli.

Prima di salire ci facciamo passeggiare sopra una decina di ippopotami per assicurarci che non ci siano trappole. Insieme a Sci guadagniamo la riva e scendiamo dai coccodrilli poi aiutiamo gli altri ad approdare e sleghiamo gli ippopotami congedandoli con una pacca su un lombo.

Le bestie si scrollano e agitano la coda spruzzando acqua e scoreggiando sonoramente. Dev’essere il loro modo di salutare. Congediamo anche i coccodrilli che scendono in acqua unendosi agli altri.

La nostra corsa è stata seguita da miliaia di elefanti e rinoceronti che ora si assiepano lungo la riva... dietro a loro si intravvedono moltitudini di altri animali oltre naturalmente alle iene, le loro schiene riverberano i raggi lunari fumando ovattati vapori furoreggianti. Tutti i loro occhi brillano selvaggi.

 

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