4) L’arte.
Il canone fa questione e come tutte le questioni va
questionato.
Due scale cromatiche una ascendente ed una discendente sistemate
punto contro punto nello schema di un Canone musicale, l’immagine di una x.
Gli aspetti sono infiniti, l’Arte non finisce mai di stupire
insegnare e mostrare, una sfera magica
dentro alla quale si probabilizza il passato, il futuro ed il presente.
Nello schema A è rappresentato un canone semplice,
cominciando a leggere le note punto contro punto dal do rosso in basso a
sinistra arrivati al fa diesis centrale la lettura si inverte dal basso verso l’alto
all’alto verso il basso e nella lettura il primo fa diesis che incontro è quello
ascendente, tornando indietro cominciando dal do blu in basso a destra il primo
fa diesis che incontro è quello discendente, questo schema di ritorno si
aggiunge al canone proiettandolo in avanti come si vede nello schema B dando
forma all’immagine di un pesciolino.
Si potrebbe prolungare le scale di ottava in ottava
all’infinito ed invece ci fermiamo
sapendo che la testa del pesce è solo una proiezione di andata e
ritorno, un pendolo che forma un cappuccio.
L’eccezione conferma (ferma due volte) la regola.
Ci si può divertire leggendo le note avanti e indietro come nei fili della corrente
elettrica oppure seguendo lo schema delle note sopra e sotto il fa diesis come
un tapis roulant oppure spostando il cappuccio da destra a sinistra e
viceversa, a intuire figure oltre al pesciolino come una cinepresa, un
proiettore, la forma dell’occhio e della retina, la sezione di un raggio di luce,
l’onda marina, uno spermatozoo, un cazzo, un uccello, un bit tra due byte e chi
più ne ha...la figura del canone semplice (A) può sembrare una farfalla, un
cravattino, una caramella, una fisarmonica ecc. è questione di Arte, ci vuole
ispirazione.
Evitiamo di girare intorno alla questione e per comodità la
tagliamo, logica il fa diesis non è l’ottava, tracciando una riga orizzontale =
0 che separa le note alte e quelle basse dai fa diesis ed una verticale = 0 che
separa i due fa diesis dall‘ottava.
Logica il nome non è forma, il fa d. ascendente non è il
discendente. Come l’uomo è legame di corpo e parola una linea rappresenta il
corpo fisico della questione e l’altra il linguaggio.
Otteniamo una stratificazione in quattro quarti con sei
righe per quarto che seguono la direzione di lettura del canone nei diversi
aspetti della questione.
Ogni quarto non è i quattro quarti, la forma del quarto è i
quattro quarti, ogni quarto lo si può aprire e ricomporre nella figura a
quattro quarti per studiarlo nei particolari, la stessa cosa si può fare per
ogni strato e per ogni aspetto dello strato.
Limitiamoci allo schema generale.
Il settore in basso a sinistra rappresenta il pianeta terra
dalla superficie al centro, comprende gli strati geologici, rocce e minerali,
gli strati biologici, merda e putrefazione accumulatisi nelle ere passate e
l’archeologia delle antiche civiltà.
Al centro, nello spazio del fa diesis, la superficie
terrestre con tutte le specie viventi.
Il settore in alto l’atmosfera, lo smog biologico ed i vari
strati di gas, gravitazione,
temperatura, vapore acqueo ecc.
Il settore in basso a
destra il linguaggio dalle origini ad oggi, gli strati evolutivi del linguaggio
di ogni popolo, i modi di dire, le locuzioni, i proverbi ecc. tramandati dalle
generazioni passate all’attuale che, logica il nome non è forma, il fa diesis
non è l’ottava, la forma del fa diesis è l’ottava, continuano a vivere nel
linguaggio corrente ed anche i libri, i papiri, gli alfabeti, le sintassi
antiche, ecc.
Tra i particolari esiste
una stratificazione della parola che inizia dai bambini, un linguaggio
tutto loro molto interessante per chi ha orecchio che i bambini si tramandano
dal primo giorno dell’umanità e che crescendo cambiano in un’altra stratificazione più complessa che si tramandano gli adulti
chissà da quando che poi diventando vecchi cambiano ancora nello stesso modo.
I bambini conservano i codici più antichi, i vecchi i più
recenti, questo probabilizza che in origine non esistevano.
Si può scavare nel linguaggio esattamente come fanno gli
archeologi nella terra alla ricerca di antiche città e dei cadaveri e dei
tesori che celano…
Lo spazio del fa diesis comprende il linguaggio corrente e nell’atmosfera i
linguaggi superiori a vari livelli compresi i segnali radio televisivi, telefoni,
internet, satelliti, ecc.
Ogni fenomeno nominato si può aprire in quattro quarti per i
particolari. Le possibilità sono infinite. Ad ogni causa corrisponde un
“pacchetto” di effetti incerti da calcolare con le probabilità confrontandole con i corrispettivi negli
altri quarti. Ogni effetto nominato diventa a sua volta causa di altri effetti
che diventeranno causa di effetti che…lo schema si allarga all’esplosione
atomica delle probabilità, per contenerlo va limitato nello spazio di un solo
giorno dove si svolse, si svolge o si svolgerà l’azione, oggi.
Il canone mostra le fasce geologiche dalla crosta terrestre
convergere al centro, dal confronto si può iniziare a probabilizzare una
matrice linguistica unica, centrale, per tutti i popoli della terra che ad un
certo punto si rompe esplodendo nell’universale dei linguaggi attuali che è
ancora contenuto da quel primo linguaggio come un piatto di abbacchio al
peperoncino contiene gli ingredienti che lo compongono.
Paragonare fa semiologia alla cucina, la teoria alla
pratica, permette di vedere lo sviluppo significativo del segno come esso è, il
codice di ingredienti che si fonde nel piatto non è il piatto, colore, profumo,
disposizione, gusto, nella digestione il certo si trasforma in energia che
permette al corpo di parlare e l’incerto diventa merda e viene scaricato, la
parola non è merda, la forma della
parola è merda, gli strati biologici della parola che
nutrono il linguaggio corrente.
Stamattina sveglia all’alba per andare a caccia. Adesso che
la famiglia è aumentata è aumentato anche il lavoro. Per sicurezza abbiamo
chiuso Berta nella sua stanza con cibo e acqua per farla stare tranquilla poi
abbiamo preso arco e frecce e siamo volati nella giungla. A quei tempi
selvaggina ce n’era di tutti i tipi,
animali buoni da mangiare a belli da vedere, i raggi di sole filtravano
tra le foglie degli alberi zigzagando in una musica luminosa che il vento
amplificava irradiandola sulla natura.
Anche gli ominidi andavano a caccia, certi isolati
raccoglievano quel che trovavano, altri in gruppi più o meno grandi cercavano i
cuccioli da castrare.
Abbiamo seguito un gruppo, rovistavano come cinghiali nei
buchi del terreno e tra i cespugli mentre altri si muovevano ai lati o aspettavano
più avanti.
Riuscirono a stanarne quattro e li catturarono tutti. Sul
più piccolo si gettarono a fauci aperte e lo divorarono in un amen, gli altri
li stordirono e li portarono via.
Una selezione spietata ma il risultato è l'evoluzione della
specie, in natura solo gli esemplari
migliori si riproducono.
Abbiamo trovato delle
merde di cervo fresche, seguito le tracce li abbiamo scoperti, un piccolo
branco formato da un maschio possente con quattro femmine ed una decina di
cuccioli. Due giovani belli grassi sono
subito stramazzati a terra con una freccia piantata nel collo.
Li abbiamo portati a
casa e nel punto dove ieri abbiamo visto i dodici cuccioli ne abbiamo sventrato
uno. Dopo pochi minuti, attirati dall’odore, sono apparsi, stavano acquattati
tra l'erba alta, la lingua fuori, le narici maialesche dilatate, la bava che
colava dalla fauci. Squartato un cervo in dodici pezzi gliel’abbiamo buttati, compresi gli
intestini. Non si muovevano, nonostante la fame temevano una trappola. Ci siamo
allontanati e quelli sono corsi a
prenderli e in un attimo sono tornati tra l’erba per divorarseli al riparo.
Sono tratti da un gruppo sopravvissuto alla selezione e
dimostrano un’astuzia animale sviluppata. Per oggi non si faranno più vedere ma
domani torneranno per la fame e saranno meno guardinghi.
Il mulino è terminato, ora si vedono le sue pale che girano
spinte dalla corrente del fiume. Oggi costruiremo le cucce per i dodici intorno
al castello, a sua immagine ma più piccole ed una diversa dall’altra.
E’ venuta sera, le cucce sono pronte, non resta che
catturarli.
È notte, al telescopio la stella, la libertà alata, il
porto, New York...tra le strade della città tutto è immobile, fermo,
abbandonato, addormentato in una nebbia senza tempo, non si vede segno di
vita...nel porto sono ancorate navi dalla forma slanciata ed aerodinamica che
sembrano fatte più per volare che per navigare, anche le macchine posteggiate
ai bordi delle strade sono così.
Il sole sonnecchiava ancora sotto l'orizzonte, l’aurora
s’alzava a sciacquare le stelle, i grilli cantavano in modo assordante facendo
da accompagnamento ai richiami degli uccelli che si preparavano al banchetto
mentre sistemavamo la trappola, poi siamo andati a prendere la piccola
astronave che usiamo per gli spostamenti planetari. Berta non voleva salire, il
ronzio del motore la spaventava e tutti i luccichii e le scintille dello
scappamento l’hanno fatta scappare.
L’abbiamo convinta di forza e fatta accucciare sul sedile al nostro fianco.
Ci son volute tante carezze e paroline dolci per calmarla, infine i suoi occhi
selvatici si sono rasserenati e siamo partiti.
L’astronave si solleva in verticale poi accelera in
orizzontale a scatti progressivi, si passa da zero a cinquanta chilometri
l‘ora, da cinquanta a cento, da cento a centocinquanta e via di
seguito...bisogna farci la mano e diventa una saetta, per curvare, scendere e
salire si manovra a scatti angolari, può girare o impennarsi di colpo a novanta
gradi e fare inversioni avanti indietro immediate. Sono divertenti e
maneggevoli, i più bravi riescono a partire da zero a mille chilometri l’ora
sull’istante e poi si vede solo un
puntino luminoso sparire tra le stelle.
Berta guardava dai finestrini a bocca aperta ma ormai era
abituata a volare e la nostra sicurezza
la rassicurava. Ci siamo inoltrati nel profondo della giungla per continuare l’esplorazione, il sole
intanto si era alzato accendendo la luce sui tetti degli alberi che si
estendevano a perdita d’occhio. Volavamo ad una quota di cento metri, i monitor
sulla consolle informavano inviando i dati di tutte le forme viventi e dei
minerali aI suolo ed un radar sonoro alzava o abbassava automaticamente
l’astronave ogni volta che passavamo su una collina o una montagna o un albero
troppo alto. Procedevamo ad una velocità di quattrocento km l’ora, la macchina
è silenziosissima, fa rumore solo a velocità oltre i cinquecento per l’impatto
col vento, è un rombo che assorda accelerando ancora ma molto bello per quelli che amano questo
tipo di rombo.
Dopo un’ora di volo senza incontrare altro che alberi i
segnalatori si sono accesi indicando un grosso agglomerato vivente pochi chilometri più avanti.
Abbiamo rallentato al minimo e fatto uscire i vapori che han
creato una nuvoletta intorno alla macchina mascherandola. Pochi minuti dopo al
monitor è apparso un grande villaggio di piramidi, un miliaio circa, molto più
grandi di quelle viste ieri, sistemate
in una radura sabbiosa tra gli alberi.
Abbiamo fermato l’astronave sopra il villaggio, la nuvola ci
copriva ed il ronzio leggerissimo del motore si confondeva con il vento. Le
piramidi erano sistemate nella solita forma a raggiera mezza dritta e mezza
storta intorno ad un’arena circolare
gremita da grossi ominidi che si azzuffavano. C’erano ominidi che si
muovevano anche intorno alle piramidi.
Questo agglomerato deve essere antico, la grandezza delle piramidi aumenta
progressivamente con l’ampliarsi delle caverne sottostanti per l’aggiunta del
terreno di scavo.
Ai margini del
villaggio c’erano delle enormi fosse quadrate profonde una decina di
metri cintate da muri di terra dentro alle quali si agitava un confuso
brulichio di vita, centinaia di cuccioli sull’anno di età che lottavano,
correvano, strillavano, scavavano buche.
Con Berta imbragata sul petto siamo usciti dalla macchina
per volare sopra un grosso albero vicino alle fosse. Berta era agitata, sentiva
gli odori e dentro di lei ribolliva la natura. C’erano castrati che portavano
canestri carichi di cibo e li svuotavano nelle fosse, si vedeva anche qualche
femmina sui bordi accucciata a controllare. Di tanto in tanto qualche cucciolo si
arrampicava fuori e correndo a quattro zampe spariva nella foresta.
I neonati stanno dentro le celle con le madri fin quando sono in grado di camminare poi
vengono portati alle fosse comuni e come riescono ad arrampicarsi scappano e si
disperdono alla selezione.
Volando di albero in albero perlustrando i dintorni ci siamo
spinti nella prima fascia di giungla intorno al villaggio. Tra gli alberi
c’erano numerose femmine dai quattro agli otto anni di età che vagavano a
gruppi tra l’andare e tornare dei castrati cercatori. Si notava subito una
dominante con quattro o cinque più piccole intorno, qualcuna assaliva i cercatori che si lasciano
depredare dei canestri senza reagire, la maggior parte era occupata a
spulciarsi e a spalmarsi fango sul corpo, era tutto uno squittire maialesco.
Ad un tratto una dominante ha assalito una piccola appena
arrivata dalle fosse che vagava solitaria, l’ha stesa a terra e morsa in mezzo alle gambe strappandole il
clitoride e poi l’ha assoggettata al suo gruppo.
L’aggredita strillava come un’ossessa facendo urlare tutte
le bande di femmine intorno, anche Berta si è messa a strillare e l'hanno
sentita, si sono radunate sotto l’albero ululando a squarciagola. Quasi subito
sono arrivati dei grossi maschi armati di bastoni e fionde, ci hanno fiutato,
mentre alcuni si arrampicavano gli altri ci bersagliavano di pietre. Abbiamo
aperto le ali e cambiato albero ma ormai l'accampamento era in subbuglio e siamo tornati alla macchina.
A qualche centinaio di metri dal villaggio in un grosso
spiazzo erboso c’erano centinaia di castrati che si stavano radunando con
numerosi maschi dominanti che abbaiavano e mordevano per tenerli ammucchiati.
Probabilmente stanno preparando una sciamatura, domani
torneremo per seguire i movimenti.
Ci siamo allontanati
di qualche chilometro per la rincorsa e siamo ripassati sul villaggio ai
mille all’ora con un rombo di tuono facendoli saltare tutti dallo spavento, ora
siamo lontani e laggiù si vede la torre del castello.
Applicando la logica pura alla fisica teorica si vede il
suono maggiore di zero e minore di C2. 0
e C2 sono limiti, il limite non è spazio, se non è spazio è tempo, il tempo è
limite ed è un nome.
La figura è interessante, probabilizza un corpo invisibile
fatto solo di suoni fra la Terra ed il Sole.
A parlare di astronavi spunta l’idea…
Le probabilità scottano, scriviamo al passato e la frase si
rivolta al presente, quelle bestie nella giungla sono gli uomini di oggi senza
l’abito perbenista, andiamo a vedere se
la trappola è scattata.
Come avevamo previsto sono tutti e dodici nel sacco. Una
trappola semplice, una rete collegata ad un grosso ramo piegato, sopra la rete
c’era metà del cervo avanzato ieri a fare da esca. I cuccioli, rassicurati
dalla facilità dei due pasti precedenti si son buttati tutti e nel contendersi
il boccone hanno urtato la leva che teneva fermo il ramo e adesso son lì che
penzolano come una pera matura, sfiniti, pesti, tutti sporchi di fango e di
merda, insanguinati dai graffi e dai morsi che si sono dati mentre si
dibattevano per liberarsi, qualcuno geme,
qualcuno ha ancora la forza di abbaiare.
Facciamo uscire un braccio articolato ed agganciamo la
rete, con un impulso spingiamo la
macchina sopra il fiume e vi immergiamo il sacco lasciando che la corrente li
lavi un po' poi con un altro impulso arriviamo sopra una grossa gabbia e li
scarichiamo dentro. Posata la macchina torniamo a guardarli.
Nonostante il bagno nel fiume sono ancora immerdati dalla
testa ai piedi, sono tutti sui tre anni, alti pressappoco uguale, sei hanno gli
occhi azzurri in gradazione dal chiaro allo scuro e sei li hanno castani dallo
scuro al chiaro.
Li abbiamo presi a casaccio mescolati nella rete, ce ne sono
tre più immerdati degli altri, uno alto e robusto, l’altro medio e leggermente
più piccolo ed il terzo mingherlino, quelli li battezziamo subito Stronzone,
Stronzo e Stronzino, poi ce n’è un altro che si è appena messo a cagare e
quello lo chiamiamo Cagone, il successivo Pezzodimerda, poi Piscione,
Mezzasega, Pirla, Minchia, Puzzone, Cazzone e l’ultimo Sborrone. Via via che li
battezziamo li segniamo sulla fronte con un colore diverso. Trasciniamo la
gabbia facendo il giro delle botteghe intorno al castello ed a ogni bottega ne
facciamo uscire uno usando un laccio ed una frusta e lo incateniamo alla porta
legato al collo.
Le porte sono aperte e possono entrare, la catena è lunga
abbastanza quindi hanno spazio, ognuno ha a disposizione cibo ed acqua.
Li abbiamo sistemati
senza un piano preciso e ci riserviamo di spostarli via via che verranno
fuori le loro inclinazioni naturali. Per ora faranno da cani da guardia e poi
si vedrà. Dentro le botteghe c’è un codice complesso che significheremo volta
per volta.
Berta è stata per tutto il tempo a cavalcioni sulle spalle
ringhiando sommessa, i cuccioli la guardavano con timore, sembra che abbiano
un’istintiva paura delle femmine.
Prima di sera abbiamo ancora tempo per costruire un ponte
sul fiume che colleghi l’altra parte della pianura dove metteremo un recinto
per le vacche, presto avremo bisogno di latte...
Finito il ponte facciamo un voletto con Berta imbragata aI
petto sopra l’oceano, ci divertiamo a
prendere a calci le teste delle balene che nuotano nella baia, quelle ci
inseguono infuriate e le portiamo a zonzo dove ci pare poi saliamo fin sopra le
nuvole e scendiamo in picchiata al castello.
Prima di cena facciamo il giro delle botteghe per
controllare e li salutiamo uno ad uno col loro nome ed uno schiocco di
frusta, ciao Pezzodimerda, ciao Cagone,
ciao Stronzone...
Per cena zuppa di pesce con contorno di ostriche e tartufi
di mare appena pescati innaffiati da una bottiglia di bianco spumeggiante. La scorta di vino sta
per finire ma presto faremo la vendemmia e non ci preoccupiamo.
Berta ha imparato una nuova parola. Quando fa la noiosa le
diciamo: “Berta, smamma!” Prima, mentre
lavavamo i piatti, lei si è messa a leccarci piedi. L’abbiamo scostata e
stavamo per dirglielo ma lei ci ha anticipato pronunciando: "Betta ma-ma,
Betta ma-ma.
Questa notte le
stelle brillano più che mai. Dalla giungla lontana giunge sopita la musica
selvaggia della natura, grida, ruggiti, barriti, richiami di scimmie ed
uccelli, urla soffocate a metà delle
prede uccise seguite da quelle di trionfo per il cibo procurato, dalle botteghe
si sente qualche debole ululato di risposta e tutte insieme le stelle battono
sui tamburi della luce.
Il telescopio è sempre puntato su quel piccolo universo a forma
dl barca, si vede la Libertà, il porto, New York ma è ancora tutto immobile,
addormentato.
Il sole illumina il codice di pianeti che gli dà forma ma è
solo la terra, la rappresentata, che passa metà del suo corpo al sole, il sole
ha la forma sferica di un pianeta qualsiasi ed è probabile che il suo aspetto
sia identico alla terra con fiumi, mari,
oceani, continenti con monti e pianure, perturbazioni con pioggerelle ed
uragani, è semplicemente l’opposto, la terra è femmina ed il sole è maschio, in
qualche modo deve fecondare ed il come Io si vedrà osservando la sciamatura
degli ominidi che prevediamo molto interessante.
Di tutti i pianeti che compongono il sistema solare solo la Terra ha la vita,
gli altri sono vuoti, smorti, un semplice contorno che rapportato al
reale è molto significativo.
Cara vecchia filosofia...amore del sapere ma si può anche
dire amore come filo, il filare, tessere, ricamare, tramare il discorso ed
anche la vigna, i rami da potare, i getti da far crescere…
Da quando molte braccia hanno lasciato l’agricoltura per
dedicarsi alla filosofia nelle università i cervelli fumano per cose banali, le
scienze teoriche negando l’unità logica della ragione umana sono disseminate di
castronerie prive di probabilità, solo la ricerca tecnologica attuata dalle
industrie, basandosi sui dati pratici dell’evidenza, contiene certezze a cui
confrontarsi.
La lettera rappresentata del codice che apre la sequenza di
lettere della parola è esposta in tutte le prime elementari del mondo, da
secoli enigmisti e cabalisti si divertono a risolvere rebus ed indovinelli
giocando con numeri e lettere rappresentate.
Le corde vocali scoccano sulla lettera rappresentata, il
resto della parola è modulato dalla lingua, la luce tocca il prisma che si
modula nell’arcobaleno, i linguaggi si sovrappongono uno sull’altro fondendosi
in un apparente uno che parla modulato in fasce statistiche di opinione.
Di tutti i linguaggi quello della luce è il più
interessante, il bit toccato si apre nella sequenza del byte ed ogni incerto
che compone il byte può essere toccato, nominato e aperto in un altro byte
praticamente all’infinito procedendo nel sempre più piccolo del tempo zoomato
al presente sullo schermo del computer con un microscopio elettronico. Il bit è
composto da uno spazio software limitato dall’hardware, il limite è tempo,
l’hardware è tempo, il microscopio telefona nel passato e l’informazione
chiamata risponde libero o occupato…un punto limite hardware deve stare
all’inizio della sequenza di informazioni, fisso e immutabile con il linguaggio
base necessario, l’altro limite sulla faccia del video, aggiornato
quotidianamente. Ogni bit chiamato da sotto diventa sopra ed il sopra passa
sotto, proprio come il nostro dibbuk.
Il comportamento del computer ci ha permesso di
probabilizzare l’esistenza di programmi
privi di hardware o di software che per funzionare devono inserirsi in quello
di altri programmi, il Web ne è pieno divisi in buoni e cattivi, i virus.
E’ interessante anche il rapporto continuo tra i limiti che
contengono il Web, ogni singolo computer acceso nel mondo ed il sistema
operativo centrale che li aggiorna quotidianamente, aggiornare è sinonimo di
accertare ed il certo non è incerto.
Che rapporto c’è tra i morti nel Vietnam, il Pentagono, la
Microsoft, il fondo del Web e lo slang
di New York?
Il confronto è fondamentale per la nostra ricerca, la
domanda è: come ha fatto il linguaggio, la mentalità, il software del peccato
originale ad inserirsi nella ragione umana?
No hardware o no software, no nome o no forma? That’s the
question.
L’incertezza esiste e va
studiata con logica.
Essendo il segno controllato dagli interessi di potere
qualsiasi informazione va presa fifty fifty tra certo e incerto, vero o
falso, non esiste certezza senza
incertezze in sè da accertare.
Il segno è certo, il
codice incerto fin quando non scopro i suoi punti accertandoli in segni che si
aprono a nuovi codici, incerti che una
volta accertati si aprono a... Restiamo in oggi.
il segno non è codice, il bene non è male, il segno è bene,
il codice è male.
Nel peccato originale
la direzione del movimento è etica cioè opinione preconcetta del
bene, la ricerca è rivolta al bene
accertato a priori, quindi verso il segno al passato in fondo al pozzo del Web.
La ragione umana procede esattamente al contrario, verso il
male dell'incertezza, il codice di incerti da scoprire, l'innovazione, il
progresso infinito e si aggiorna da sé sull'onda dell'oggi.
L'incerto è la parte oscura del sapere, l'ignoto da
illuminare ed una volta illuminato si punta la luce verso altri incerti. Il
movimento è su una strada da percorrere con passi probabili seguendo le indicazioni di causa ed effetto del moto, arrivati al bivio
tra certo e incerto, tra sapere e non sapere, tra bene e male si sceglie il male per illuminare altre
incertezze, giorno dopo giorno.
Nella ricerca l'errore è fondamentale, accerta il non essere
dell'informazione, sbagliando si impara.
La conservazione dell’energia.
Il sole sta sorgendo, si accendono prima i nevai sulle
montagne poi la luce si sparge illuminando il foglio dentro al quale prende
forma la storia.
Abbiamo appena finito il giro delle botteghe, i cuccioli sono
ben legati alle catene ed hanno acqua e cibo per tutto giorno. Sistemiamo Berta
sul sedile al nostro fianco assicurandola alla cintura, accendiamo la
macchina e partiamo, non troppo forte,
cento all'ora, duecento...stabilizziamo la velocità sui seicento all'ora ed in
un attimo arriviamo.
Facciamo uscire i vapori e fermiamo la macchina sopra il
villaggio nascosta dentro la nuvoletta. C'è un affollato via vai tra le
piramidi, il formicaio è agitato, dalla giungla continuano ad arrivarne, ce ne
sono miliaia, quasi tutti castrati dei due sessi con bande di dominanti agli
ingressi che controllano i flussi impedendo a quelli entrati di uscire, mentre
si radunano abbiamo il tempo di rivalutare le fosse dei cuccioli.
La forma è romboidale, il pavimento scende a imbuto verso il
centro coperto da una pozza d'acqua, probabilmente dovuta allo scolo dell'acqua
piovana oppure a una falda sotterranea.
All'interno c'è una calca e un frastuono indescrivibili,
soprattutto intorno alle pozze dove i piccoli si accalcano comprimendosi per
bere, in quel punto le urla sono più forti e acute, finito di bere i piccoli si
allontanano e le urla scemano, si forma una nuova ondata che occupa la pozza e
le urla riprendono, sembra una campana che scocca ogni volta che un gruppo
tocca l'acqua.
I toni delle urla
sono bassi nelle fosse dei maschi e acuti in quelle delle femmine. Ai margini
delle fosse di tanto in tanto si vedono gruppetti di piccoli scalare le rive e
salire sul piano, certi danno solo un occhiata nelle altre fosse e poi
ritornano nella loro, altri invece scappano e si inoltrano nella giungla
gridando come scimmie a cui abbiano appena strappata la coda.
Nella prima fascia intorno al villaggio ci sono numerosi
gruppetti di femmine, quattro o cinque
minori intorno ad una capobanda, è appena scappato un gruppetto di maschi e
diverse bande di femmine si sono buttate su
di loro. La maggior parte dei fuggiaschi facendosi largo a calci e
spintoni riesce a scappare e due restano
intrappolati. Lo spettacolo che segue è molto interessante.
Urlando come ossesse le minori stendono i due cuccioli a
terra e le dominanti vi si gettano sopra e con morsi rabbiosi gli staccano i
genitali ingoiandoli tra fiotti di sangue. I maschi strillano dal dolore, il
suono accende le altre che si buttano sui corpi e li divorano in un amen,
comprese le ossa che staccano e vengono rosicchiate e svuotate del midollo.
Le urla delle vittime spiccano sulle grida delle femmine e
si sente un modulamento degli acuti che si abbassano accordandosi al falsetto
dei maschi.
Il cibo è cibo e per queste comunità, il cannibalismo è
regola quale funzione dell'evoluzione della specie. Probabilmente c'è un rito
naturale legato al suono, le femmine staccano a morsi i coglioni dei maschi
credendo di infibulare una di loro, il diverso suono che emettono i maschi
diventa un richiamo alimentare che le spinge a sbranarli.
E' probabile che tra le bande di femmine ci siano dei
castrati le cui urla hanno frequenze più acute e vengono così
"risparmiati", forse per essere mangiati più tardi ad abbassamento
del tono.
Le sirene di Ulisse che attirano col loro canto e poi
sbranano, le menadi che divorano Orfeo, le baccanti di Euripide sono
riferimenti precisi, le frequenze del suono animale nascondono linguaggi
indecifrabili che agiscono nel subconscio attivando comportamenti
imprevedibili, come ad esempio il
"coup de foudre."
Nella macchina le urla giungevano attutite dai sensori sulla
consolle, Berta ha tremato d'agitazione per tutto il tempo battendo i denti, ci
sono volute tante carezze per tenerla tranquilla.
Nel villaggio la pressione è aumentata, da ingressi laterali
delle piramidi ed anche da fori aperti sui vertici continuano ad uscire ominidi
di ambo i sessi e dalla giungla ne arrivano a gruppi numerosi incolonnati e
spinti a morsi dai dominanti.
Come si formano queste sciamature? La probabilità,
confrontando il reale, è che nonostante il cannibalismo e la dura selezione la
popolazione aumenti progressivamente comprimendo gli spazi vitali sia nelle
gallerie sotterranee sia in superficie. Questa compressione si avverte in un
aumento dei suoni che provoca un'agitazione incontrollata che li spinge a
migrare. I più forti tengono la posizione e respingono i deboli che si radunano
e vanno a cercare nuovi pascoli.
Una prima colonna sta per mettersi in moto, una dozzina di
dominanti di cui uno dai colori variopinti a cavalcioni sulle spalle di un
grosso ominide stanno aprendo la strada andando avanti e dietro gli altri
stanno spingendo a grida e morsi i castrati a seguirli.
Giocare con il canone non è uno scherzo. Le note si
dispongono sul piano ideale tracciando i contorni di una figura segno con la
forma di un codice, uno schema. Questo schema nasce come un embrione e poi
comincia a crescere prendendo aspetti diversi che vanno osservati tutti alla
luce della ragione.
Nel foglio appare una consolle con tante televisioni ognuna
puntata su un tempo diverso e tutte rapportate all'oggi per il confronto.
La sciamatura è iniziata, si vede su una televisione,
schiacciamo il tasto del pause e la fermiamo e ritorniamo a guardare lo schema
del villaggio che nel frattempo è cresciuto. Le fosse dei bambini, le fasce
acustiche che circondano il villaggio, a che cosa servono?
Dall'inizio. Arriva un gruppo di ominidi e per prima cosa
occupa uno spazio nel quale costruisce la prima piramide. Le femmine iniziano a
partorire e la tribù si allarga alla ricerca di cibo che serve ad alimentare il
nucleo di riproduzione centrale. Al tocco segue la modulazione, dal do al do
dell'ottava successiva, l'espansione
raggiunge un limite oltre al quale diventa impossibile il ritorno alla base e
su questo confine vengono costruite altre piramidi che accolgono le sciamature
della prima. Ogni nuova colonia deve possedere lo spazio necessario per alimentarsi quindi si
dispongono equidistanti tra loro accerchiando il villaggio d'origine, una ogni
punto cardinale e costruita la piramide scocca la nota che li modula ad
espandersi verso una nuova saturazione dello spazio necessario e a nuove
sciamature, teoricamente all'infinito, praticamente fin quando lo spazio si
esaurisce.
Ogni nuovo villaggio non è il villaggio d'origine mantenendone
la forma, la legge agente della specie. Naturalmente questa disposizione è puramente teorica, nella realtà la cosa
avviene per possibilità, fattori come la reperibilità dell'acqua e del cibo, lo
scontro tra sciamature diverse, il contendersi degli spazi ecc. devono causare
un iniziale stato di caos ma ad acque calmate i villaggi sono disposti in un
ordine più o meno equidistante, ognuna con lo spazio necessario alla propria
alimentazione e con i confini sempre accesi dagli scontri con altre tribù come
in una raggiera di scale cromatiche ogni nota ha le sue frequenze ed ogni
ottava le sue note.
Il villaggio d'origine rimane imbottigliato nel centro del
web preumano, ci devono essere rapporti di forza che gli permettono di
sopravvivere all'accerchiamento,
probabilmente si deve cibare delle sciamature che cercano di occuparla
traendone l'energia necessaria al proprio mantenimento.
Su una televisione della consolle puntata su un tempo
diverso il villaggio centrale è scomparso, al suo posto c'è un enorme arena
dove i dominanti dei quattro villaggi confinanti si azzuffano, può essere stata
distrutta oppure il contrario, aver mangiato ed occupato le tribù al confine.
Anche questo schema potrebbe allargarsi ma sulla televisione non si vede altro.
Torniamo alle fosse.
Dall'universale al particolare lo schema non cambia.
Ogni villaggio dal centro costruisce file di piramidi che si
allargano a raggiera, ogni raggio una scala cromatica dal do centrale al do
dell'ottava successiva dove ci sono le fosse dei piccoli collegate alle fasce
acustiche della giungla. Il do successivo ha una frequenza doppia quindi le fosse devono essere due per
ogni raggio, una per i maschi ed una per le femmine che rintoccano come campane, una grave ed una acuta.
Le fosse sono scavate, la terra di riporto è ammucchiata
intorno formando dei terrapieni che fungono da cassa armonica amplificando le
grida dei piccoli.
Un villaggio circondato da campanili che rintoccano in
continuazione con diverse tonalità che li rendono riconoscibili, forse il paese
dei campanelli delle favole, chissà?
A cosa serve? La figura del villaggio rappresenta la rosa dei venti che indica la direzione da cui provengono i venti. La
probabilità è un complesso ed ingegnoso sistema naturale di allarme del tutto
simile al sistema immunitario dell’organismo umano.
C'è un altro aspetto da chiarire. I piccoli nelle fosse hanno un registro vocale che
crescendo cambia non venendo più riconosciuto dalla massa degli altri ed a
questo punto è probabile che vengano scambiati per cibo e siano costretti a
scappare, usciti dalla fossa entrano
nella prima fascia delle femmine dove le cucciole scappate trovano le loro frequenze e si fermano mentre i
maschi se vengono presi sono sbranati, questo li spinge ad accelerare ulteriormente
la loro fuga e questa accelerazione si ferma poi nella giungla, chissà dove,
comunque il più lontano possibile. Questo è importante per vedere come avviene l’accelerazione
del suono dalla Terra al Sole.
Gli ominidi si stanno ancora radunando e ne avranno per un
bel po', torniamo al castello.
Mentre Berta è nell'aia che caga ci viene l'idea di
costruire una fontana, una fontana…
Quanto è
bella giovinezza che pur passa tuttavia
Chi vuol
esser lieto sia, di doman non v'è certezza.
In questo breve ditirambo c'è la chiave per continuare a
tessere il filo.
Il nome non è forma, la certezza non è incertezza, la forma
della certezza è l'incertezza. Oggi non è domani, oggi è certo domani è
incerto, oggi è certo se mangiamo, l'energia per muoversi, la vita, il cibo non
è energia, la forma del cibo è l'energia, probabilità da impastare, le
possibilità di cibo, il denaro per comprarlo, il denaro non è cibo, la forma
del denaro è il cibo, l'ostia moneta indigerita, che importa? Avanti, le
probabilità di cibo sono la forma maggiore, l'atto del mangiare se mangiamo è
segno e la forma minore è il codice di energia necessario a muovere il corpo
nelle varie parti, la parola ecc. l'energia è la forma del cibo, quello che mangiamo
siamo, il segno non è il codice, il totem non è la tribù, la forma del totem è
la tribù, il crocefisso divorato e la castroneria psicologica, la ragione
inchiodata dal peccato originale, come schiodarsi?
L'opinione è diffusa, radicata, un software limitato
dall'abito perbenista, una macchina, un computer.
Il computer è un giocattolo molto interessante, un’intelligenza
artificiale, un golem che a differenza di un castrone non può scegliere tra il
bene ed il male e dice sempre la verità.
Per funzionare ha bisogno di cibo, l'energia è la forma del
cibo, il computer è energia, mangia corrente elettrica, la forma
dell'elettricità è il computer.
Che cos'è l'elettricità? Guardiamo con il canone.
L'elettricità viene catturata da una dinamo nell'atmosfera
attraverso un ciclo frigorifero che separa il freddo dal caldo, il freddo non è
caldo, il freddo è certo il caldo è incerto.
Questo probabilizza che nell'atmosfera ci siano delle
particelle dotate di un segno freddo riscaldato e di un codice caldo
raffreddato che possono essere catturate da una dinamo.
Il segno è il tempo limite che racchiude lo spazio caldo di
incertezza, una bolla di sapone che dura quanto dura la pellicola che la
contiene.
I castroni le chiamano quanti, teniamo il nome e bruciamo
tutte le interpretazioni che ragliano.
Il quanto è un ciclo frigorifero naturale, una dinamo. Se si scappuccia il segno il codice prende
fuoco.
Sulla loro formazione guarderemo poi.
L'incerto catturato dalla dinamo mancando di limite si
scioglie in parti di quanto ognuno composto da un segno limite certo ed un
codice spazio incerto e viene convogliato in fili che trasportano l'elettricità
servendola al computer attraverso una
presa di corrente.
Il computer riceve il quanto, lo digerisce elaborandolo poi attraverso una zoomata lo fa apparire
sullo schermo rivestito a nuovo.
Probabilità…l'energia che appare è la forma del cibo, il
quanto è un segno certo che limita un codice di incerti, il bit è un segno certo che limita un codice di
byte, il bit è un quanto di luce.
Sul video appare una di quelle minuscole farfalline che
prima volava libera nell'aria illuminando il giorno rivestita da un programma,
l'aspetto pratico dell'operazione probabilizza che non tutti gli uomini siano
castroni e che anche questi abbiano un segno che li limita, cioè dà loro un’intelligenza,
un programma.
Di domani non v'è certezza, il computer deve essere
continuamente aggiornato ma cos'è che viene aggiornato veramente? La corrente è
continua, il flusso fresco di dinamo, il flusso non è la dinamo, se il flusso è
fresco la dinamo invecchia, si logora.
Come avviene l'elaborazione? La probabilità è ancora una
dinamo, le pale di un mulino che ruotano al flusso della corrente ed attraverso
un ciclo frigorifero separano le parti di quanto dal segno freddo e rivestono il codice caldo con un’informazione.
Si va nel sempre più piccolo.
La probabilità è la memoria, la data base, quella in fondo
al pozzo causa di tutte le altre e la causa non è effetto, la forma della causa
è l'effetto, la pagina che appare sul video del computer, sotto ci sono tutte
le altre fino al segno che fornisce l'hardware con stampata la memoria da
insaponare giornalmente.
La memoria è una dinamo?
Nel canone si vede un do a cui viene catturata la
modulazione cromatica per trasferirla ad un altro do che la rimodula un'ottava
più alta per essere trasferita ad un altro do che la elabora modulandola un'ottava
ancora più alta, il cappuccio del canone o una trascendenza?
La forma del certo è l'incerto, sullo schermo tutte le
televisioni sono accese, là si vede una cosa là un'altra e là un' altra
ancora...abbiamo l'imbarazzo della scelta.
Su una i piccoli hanno
la coda e la perdono come le lucertole quando escono dalle fosse e
questo li accelera come saette, in un'altra non ce l'hanno, le sequenze non
seguono una cronologia precisa infatti Berta ha solo un codinuzzo semi
atrofizzato sul culo, non le sta neanche male, peccato che con l'evoluzione lo
debba perdere.
Poi ci sono i castrati, anche a loro viene sottratta un'appendice
quindi si disperdono nella giungla a raccogliere cibo per il nucleo di
riproduzione al centro del web, tolgono il caldo contenuto nella natura e lo
trasferiscono nello stomaco dove viene elaborato in una natura minore con la
forma della maggiore, il microcosmo digerente, una dinamo interessante per il
confronto.
Il cazzo è segno ed il castrato codice che si modula in un
comportamento particolare.
I castroni invece hanno il cazzo tra le gambe ma sono
castrati nella ragione e raccolgono l'ignoranza per elaborarla in file
statistici di opinione.
La ragione non è opinione, la forma della ragione è
l'opinione, le opinioni incerte castrate della ragione fluiscono al castrone
che le rimodula accertandole a sua immagine.
L'esempio è utile, trascende la ragione e si può confrontare
con le informazioni per veder che fine fa l'uccello caduto…
Senza domani si elimina l'incertezza, oggi è oggi sull'onda
dell'energia.
Mettiamo in pause questa televisione e torniamo al castello.
I cuccioli hanno cibo e acqua ma non sono contenti della
catena, abbaiano, guaiscono, grugniscono, ululano, sbavano,
abbiamo accarezzato ognuno di loro con il nome ed una frustata e si son subito
calmati. Dovranno stare qualche tempo alla catena per apprezzare la
libertà, è la prassi.
Prendiamo Berta, saliamo sulla macchina ed in un attimo
siamo sopra il villaggio.
Le fosse dei bambini scampanano le loro grida nell'aria, din
don dan din don dan, il vento profuma di merda per la vicinanza degli ominidi,
il sole è alto sopra gli alberi e nel cielo ci sono nuvole dalle forme bizzarre
che vagano pigre, un elefante, un rinoceronte, un trenino che sbuffa, una
farfalla e la nostra che nasconde la
macchina.
La sciamatura è immobile sullo schermo con il tasto del
pause che lampeggia, partiamo?...via!
Premiamo il bottone e tutto si rimette in moto.
Ce ne sono miliaia,
ammucchiati stretti, tutti
castrati di ambo i sessi, i dominanti li
tengono compressi azzannando o bastonando a sangue quelli che escono dal
mucchio.
Una colonna di castrati in fila per sei si è già incamminata
verso nord, i dominanti ad una distanza di cento metri uno dall'altro li
contengono, vanno avanti per un centinaio di metri e poi ritornano indietro di
cinquanta per rigirarsi e riandare avanti di cento...sono su una doppia fila
che fa da ala al corteo e l'andare avanti e indietro di una fila corrisponde
all'andare indietro e avanti dell'altra in modo che ce ne sono sempre due affiancati su ambo i
lati.
Molti dominanti si sono disposti sulla strada fuori dal
villaggio formando una specie di imbuto che si apre verso la direzione presa
dagli apripista, altri dal fondo spingono la massa in avanti mordendo e abbaiando.
Come acqua che esce
da una bottiglia i castrati iniziano a defluire fuori dall'imbuto e si
incolonnano dietro gli apripista. Inizialmente la corrente e tumultuosa, i
castrati si spintonano per guadagnare i posti centrali poi più avanti si calmano
sistemandosi in fila per sei sempre tallonati ai fianchi dai dominanti che
mordono a sangue chiunque cerchi di uscire.
Quelli che escono dall'imbuto son sempre furibondi, il loro
agitarsi spinge in avanti la corrente e le dà velocità. Ci vogliono due ore
prima che il villaggio si svuoti e la colonna sia terminata, è lunga chilometri
e procede diritta su una strada tra gli alberi per uscire dalla giungla. I
dominanti ai lati ogni cento metri tornano indietro di cinquanta toccandosi
ogni volta che girano, ogni cinquecento metri c'è una squadra che a turno dà il cambio.
La prima cosa che si nota è che non portano provviste con
loro, ne acqua ne cibo. Simili spostamenti richiedono un enorme consumo di
energia ed in qualche modo si dovranno nutrire.
Procedono spediti saltellando a quattro zampe, l'aria è
satura delle loro urla, acute in varie tonalità quelle dei castrati, gravi e
possenti i ruggiti dei dominanti.
Berta è agitata, i suoni le risvegliano l'istinto, ogni
tanto le diamo una carezza o diciamo una parolina dolce, se non basta la
pizzichiamo o le facciamo il solletico per distrarla.
Con un impulso spostiamo l'astronave ad un centinaio di
metri sopra la colonna. La nuvola maschera perfettamente e non si accorgono di
nulla.
Nelle due file
laterali ci sono dei castrati che avanzano barcollando, i dominanti ad ogni
giro ne mordono uno e poi stanno qualche secondo con la bocca appiccicata a
succhiare il sangue, ecco come fanno a nutrirsi. Procedono attraverso la
giungla in linea retta senza incontrare ostacoli, son passate altre due ore, è
giorno fatto, il sole è allo zenit e fa caldo.
Gli alberi si stanno diradando, fuori dalla giungla si apre
una valle lunghissima tra due catene di montagne. La punta della colonna
si dirige diritta contro una di queste e non accennano a girare. Un folto gruppo di
dominanti ha sorpassato la colonna correndo e si sono disposti ai piedi della
montagna formando nuovamente un imbuto di deviazione. La testa della colonna li
raggiunge, si infila nell'imbuto e cambia direzione sempre tallonata ai fianchi
dai dominanti. Avviene una compressione di tutta la colonna che comincia ad
accalcarsi per il rallentamento causato dalla deviazione. Gli ingolfamenti sono
contenuti da delle strettoie periodiche ogni cento metri, si forma una lunga
fila di otto palpitanti che si srotola per chilometri e per rimanere in tema
dentro ogni otto i castrati fanno a
pezzi e divorano i compagni dissanguati
dai dominanti tra urla selvagge. Un sistema pratico ed efficiente di selezione
naturale. In questo modo solo i migliori proseguono. Lentamente la colonna
compie la deviazione ed ora sfila diritta lungo la valle che è leggermente in
salita. Verso sera la punta della colonna si trova nuovamente di fronte una montagna,
i dominanti riformano l'imbuto e si ripete la deviazione, di nuovo gli ingorghi
ed il banchetto. La corrente esce sempre tumultuosa per riallinearsi più avanti
a file ricomposte.
Proiettando la direzione che hanno preso tra qualche ora
incontreranno un'altra montagna, procedono diritti con deviazioni angolari e
nonostante l'ora non accennano a fermarsi, anzi hanno accelerato. Lasciamoli
andare, la valle continua per chilometri e se il cielo non gli cade sulla testa
domani li ritroveremo.
Alziamo l'astronave sopra le nuvole, sopra l'atmosfera,
facciamo un giro intorno alla luna per farla vedere a Berta e poi torniamo al
castello.
Sullo schermo si accendono tutte le televisioni. Ce n'è una
centrale più grande che segue la storia e tante altre intorno più piccole che
la guardano da punti di vista diversi. Ad esempio ce ne sono due che si sono
dichiarate guerra, una logica rappresentata da un uccellino che vola in un’aria
resa tutta luccicante dai suoi guizzi, l'altra illogica rappresentata da un
castrone (atomo privo di elettrone)che ovunque tocca imbratta. Una gara, hanno
teso le loro reti e fanno a chi pesca di più. La posta in gioco è raggiungere
il peso certo per il giro di boa. Chi non raggiunge il peso diventa incerto e
nella storia gli incerti vengono mangiati per dare energia ai certi.
Non è un caso che incerti sia l'anagramma di cretini che è
sinonimo di cristiani.
Il certo deve pesare più del castrone per far pendere la
bilancia a suo favore, una bilancia ideale che funziona col principio dei vasi
comunicanti, il si ed il no si dispongono pro e contro l'idea, gli incerti non
sono ne si ne no, delle banderuole e di solito vanno dove tira il vento ma
rappresentano la maggioranza ed il loro peso è determinante.
L'idea è una nota stonata, Amore in mezzo a tutte quelle
bestie, solo in mezzo al piatto se ne potrebbe fare un boccone ma tiene il cinquanta per cento del peso
dell'intero codice cromatico e guizza facendo tanti luccichii che abbagliano,
non è facile acchiapparlo.
Una frequenza è la vibrazione di una corda che emette luce formando una piccola scia, la
prima frequenza radiotrasmette la parola al canone che a sua volta agisce come
uno stampo ed emette radio onde a sua immagine nell'etere accendendo
l'universo. Un'esca in mezzo al piatto per tutte quelle balene d'opinione.
Il filo prosegue dentro un labirinto di incertezze, specchi
appesi alle pareti che riflettono abiti senza corpo, la ragione umana è una
guida sicura, indizi, solo sentori, odori, intuizioni da raggiungere prima che
il castrone cancelli le tracce, un filo tracciato nei bassi strati del
linguaggio che solo la fantasia di un pazzo può decifrare.
Nel televisore centrale continua la corsa per la vita degli
incerti su per la vallata, siamo comodamente sdraiati nella macchina e Berta è
al nostro fianco e ci sta guardando il naso, glielo facciamo spesso toccare.
La corrente ha corso per tutta la notte e non accenna a
rallentare, sembra un lunghissimo verme che a periodi si comprime per i morsi
dei dominanti.
E' una bella mattina, il sole fa capolino tra le montagne
dalle cime innevate, nel cielo navigano le solite nuvole pigre come pecorelle
che pascolano erba blu, gli ominidi hanno raggiunto le pendici di una montagna
e stanno per deviare, i dominanti hanno formato l'imbuto e la fila inizia la
curvatura angolare, si formano le strozzature a otto, gli ingorghi che danno
il via
al macello, tutta la corrente risuona di urla selvagge.
Gli incerti vengono divorati e la corsa prosegue più veloce.
Curvano di centoventi gradi, sembra che rimbalzino contro la montagna e sempre
escono dall'imbuto come acqua tumultuosa per
calmarsi più avanti.
Probabilmente percorrono una strada tracciata che non si
vede e queste migrazioni devono essere
periodiche.
Sono ventiquattr'ore che corrono, anche l'acqua la devono
assorbire dai corpi che sbranano vivi, per quanto potranno continuare? La
strada è in salita e dopo l'ultima deviazione l'alleggerimento li ha ulteriormente accelerati, procedono a quattro zampe ad un piccolo
trotto saltellante, spingono con le gambe e le mani fanno da appoggio, i pasti li caricano d'energia e
non solo, spesso se ne vede qualcuno rallentare e cagare stronzi frettolosi che
vengono pestati da quelli che seguono,
hanno le mani ed i piedi ricoperti di merda secca che probabilmente fa
loro da guanti e da scarpe, quelli che procedono nel centro della corrente
fischiettano, toni alti e bassi al ritmo della respirazione ed emettono delle lunghe scoregge spesso
accompagnate da spruzzi di merda che finiscono sui musi di quelli dietro.
Quelli ai lati invece non fischiano, procedono arrancando con la lingua fuori,
quelli che vengono morsi barcollano. I dominanti devono sapere dove mordere
perché dalle ferite non perdono sangue, un’inestinguibile
risorsa di cibo sempre fresco.
E' mezzogiorno e stanno comprimendosi per una nuova
deviazione, tutto quel banchetto ci ha messo appetito. Facciamo salire la
macchina in verticale e scendiamo volando con Berta in braccio sulla cima ad un
picco che sporge sopra le nuvole, pranziamo al sacco, carne fredda, vino ed un dolce di miele selvatico, poi ci
fumiamo un cannone guardando le onde delle nuvole frangersi contro il picco
sparpagliandosi in spruzzi di spuma che il sole dora con i suoi raggi...mentre
Berta fa i suoi bisogni facciamo una bella pisciata e torniamo alla macchina.
Nel pomeriggio la corrente fa un'altra deviazione ed adesso
è sera, la valle si è stretta in una
gola dove ad un lato scorre un torrente che la fila segue costeggiando. La
salita si è fatta ripida ed ora stanno arrancando tutti, compresi i dominanti,
con la lingua fuori.
La salita sta per terminare, oltre comincia la discesa verso
una valle all'orizzonte della quale si intravvedono i contorni di una giungla
immensa.
La testa della fila
ha raggiunto la cima, la gola è così stretta che avanzano comprimendosi tra la parete ed il
torrente, quasi come se si stessero intubando dentro un cannone.
Un gruppo di dominanti si
dispone a sbarrare l'uscita e la colonna si ferma lentamente serrando le file, si buttano a terra accalcandosi sul torrente per bere
poi comincia il banchetto, tutti i caduti vengono macellati e sbranati, si
sente il rumore dei masticamenti e stritolamenti di ossa da qui nonostante
teniamo la musica a volume alto. Anche dei dominanti feriti dal viaggio non
vengono risparmiati.
E' notte, le tenebre ricoprono la colonna ed il cielo si
accende di stelle.
Dalla torre del castello stiamo guardando col telescopio,
lassù è sempre tutto immobile, addormentato…
Dal telescopio al microscopio saltano fuori particolari
interessanti.
La corrente preumana esce fuori dall'imbuto in modo
tumultuoso, una lotta per conquistare la certezza dei posti centrali lontano
dai morsi dei dominanti. Vincono i più forti di ambo i sessi che si dispongono
nelle due file centrali, a lato due file
di intermedi ed ai margini due file di incerti sacrificabili. E' probabile che
nella gazzarra iniziale ci sia un ordinamento sonoro perchè tre file suonano
alte in gradazione e tre basse.
E' probabile che nelle file ai margini qualcuno cerchi di
scappare e questo provoca i movimenti ondulatori dei dominanti che vanno a
riprenderli e li riconducono in fila a morsi. Si vengono così a formare altre
due file rappresentate dai punti di fuga e ripresa dei fuggitivi, due file che
nel corso della via tendono a sparire. I fuggitivi rimessi in riga diventano le
prime vittime dei dominanti che iniziano a succhiargli il sangue per nutrirsi.
A questo punto è probabile che qualcuno ai margini cada per
i morsi ed il dissanguamento, nella corsa per la vita l'energia e solo
l'energia dà la possibilità di sopravvivenza quindi di certo non lasciano il
cibo a terra a marcire.
E' probabile che quelli delle file intermedie li raccolgano,
ci deve essere una concorrenza bestiale anche nelle file laterali per passare
nelle intermedie, i più forti si
dispongono come avvoltoi vicino agli incerti barcollanti, probabilmente ne
facilitano la caduta spingendoli o mordendogli i piedi quindi li raccolgono, è
probabile che avvenga una contrattazione con le file centrali che in cambio del
cibo li fanno passare dalla loro parte. E' improbabile che si incolonnino a
loro perchè il cibo attirerebbe Ie file intermedie che potrebbero rubarlo. E'
probabile che li tengano in mezzo al
sicuro.
Si viene così a formare un'altra fila rappresentata dagli
spostamenti degli intermedi carichi al centro ed adesso ho quattro colonne a
destra, quattro a sinistra ed una quinta portante al centro della corrente.
La colonna centrale
aumenta col diminuire dei punti di fuga esterni, tutti i turbolenti sono rimessi in riga ed eliminati. Arrivati
alla deviazione si formano gli otto ed il cibo viene divorato trasformandosi in
energia per la sopravvivenza dei più
forti che così possono continuare.
Alla deviazione chi va all'osto perde il posto, uscendo
dall'imbuto le file vengono scompaginate e molti dei centrali si ritrovano
nelle file intermedie o ai margini,
molti cercano di reinserirsi ma vengono cacciati, molti cercano di
scappare all'esterno dove vengono ripresi dai dominanti e la storia ricomincia.
Si potrebbe continuare
a scappucciare particolari e non si finirebbe più di fare scoperte
ma a questo punto ci possiamo
accontentare.
Il gioco non conosce pietà, non c'è legge scritta che ne
regoli il comportamento, è tutto
naturale, un sistema perfetto per la conservazione dell'energia che determina
la sopravvivenza della specie. Lo schema si ripete nello spostamento dei quanti
tra la terra e il sole.
La corrente ora è ferma contenuta nella gola, il fermo in sé
è movimento, i dominanti sono sistemati al di là del torrente, tutti i caduti
sono stati mangiati, hanno fatto il pieno di acqua e di cibo, si intravvedono
cambi di posizione, si sentono ululati, grugniti, scoregge sonore, rutti, rumori di ossa rosicchiate, fischi, di tanto
in tanto il ruggito di un dominante ed il guaito di un castrato morso.
Nella specie preumana sono rappresentate tutte le forme
naturali del ciclo alimentare, carnivori e erbivori , leoni e pecore, aquile e
castroni.
Sta per albeggiare e siamo già sul posto dopo aver riportato
Berta al castello per essere più liberi,
vogliamo goderci lo spettacolo in prima fila.
Risalendo la valle abbiamo visto la scia di merda calpestata
e ossa maciullate che la corrente ha lasciato dietro di sè, sembra una strada
asfaltata.
Chiaro riferimento alla storia, in questo caso è natura, a
che cosa serve quella strada di merda?... acqua passata non macina più, la
favola continua.
Tutte le televisioni accese, quelle piccole su sogni piccole storielle che gonfiano a bolla di
sapone improvvisando un balletto di immagini figurate o figure immaginate e poi
scoppiano spruzzando tempo nel niente...il tempo o prima e poi o poi e prima
con un punto interrogativo che si muove cercando la risposta probabile perchè
sempre di probabilità si tratta quando si gioca con l'Arte.
In una si vede Amore rinchiuso nella torre trasformata in
prigione cercare con riga, compasso e
forbici la risposta, in un altra il pesciolino del canone che luccica
imprevedibile, in un'altra i castroni far cagnara per mantenere il peso, in un'altra la bistecca che abbiamo
mangiato elaborata dalla stomaco che sta fluendo nell'intestino per il viaggio
finale dove lo scopo è l'energia e la merda, in un'altra il segno in fondo al
web con un punto interrogativo vicino che lampeggia, in un'altra ancora la
fontana in progetto, in quella centrale l'energia compressa sta per esplodere.
E' ancora buio, le stelle nella notte sparpagliate sugli
spalti dell'arena cosmica pulsano al profumo della luce che sta per sorgere,
gli ominidi sono tutti in piedi,
scalciano, spintonano, grugniscono incollati tra loro mentre i dominanti
dall'altro lato del torrente li tengono
fermi con ruggiti feroci. Molti di loro hanno superato l'uscita della gola e
stanno formando un imbuto verso la discesa, altri si dispongono su due lati per
arginare la corrente all'uscita dell'imbuto, altri in coda ruggiscono e mordono
per spingere in avanti le file che così si comprimono ancora di più.
L'oriente inizia ad illuminarsi, un ruggito possente esce
dalla gola di tutti i dominanti seguito dalle urla fesse della corrente, dalla
coda si vede un brivido percorrere la
colonna fino alla testa, un colpo di cannone, la porta si apre e gli ominidi si
incanalano nell'imbuto ed iniziano ad uscire a cascata subito tallonati ai lati
dai dominanti, molti dei quali precedono l'avanzata cercando di contenerne l'impeto.
Per qualche chilometro mantengono la formazione su sei file
per quanto molto irregolari ed aumentano progressivamente la velocità, arrivati
alla pianura la corsa continua velocissima ed in breve tempo arrivano in vista
della giungla.
Con un boato di urla la testa della colonna si apre e le
file perdono l'allineamento disperdendosi in avanti a ventaglio, anche il
centro si apre e in coda quelli che corrono più forte si fanno avanti, in breve tempo la corsa si
trasforma in un precipitarsi disordinato verso la giungla ma pur nel caos si
dispongono in una formazione a fungo, il gambo dei più veloci in avanti ed una
grossa cappella dietro. Le probabilità si fanno atomiche, lasciamo la navicella
nascosta nella nuvola e voliamo su un grosso albero ai margini della foresta.
Molti animali che prima pascolavano nella pianura spaventati
sono entrati correndo nella giungla bramendo e muggendo di paura, ci sono
gruppi di castrati indigeni nascosti tra gli alberi che guardano l'avanzata del
fungo, tra loro si accende un'animazione concitata, emettono lunghi ululii con
voce fessa che si mescolano ai versi degli animali.
Improvvisamente cominciano a rullare dei tam tam frenetici
il cui suono si allontana progressivamente ridondato da altri tam tam
all'interno dirigendosi verso la zona centrale della giungla, tam tum tam tum.
Apriamo le ali e sfiorando le cime degli alberi raggiungiamo
l'origine dei tam tam. Ci sono ominidi che impugnano grosse clave e le battono
furiosi contro tronchi cavi di alberi, continuiamo a seguire la direzione dei
tam tam per qualche chilometro volando sull'onda del suono ed arriviamo ad un
villaggio gigantesco con miliaia di piramidi.
I tam tam mettono in agitazione la prima fascia di femmine
che si trova nella direzione del suono, iniziano ad urlare come sirene e molte
corrono verso il villaggio precipitandosi sulIa prima fossa dei cuccioli che incontrano, molte scavalcano il
terrapieno ed entrano, l'agitazione si trasmette ai piccoli che tutti insieme
cominciano a urlare all'impazzata, dalla fossa si alza un ululato altissimo,
modulato come campane che suonano a stormo.
L'onda continua, i vertici delle piramidi sul raggio della fossa si scoperchiano e dal loro interno
sale l'urlo delle femmine, le piramidi continuano a scoperchiarsi ed urlare
fino al centro del villaggio, una grande arena circolare nel cui interno si
eleva un'immensa piramide triangolare.
Nell'arena numerosi maschi grossi e muscolosi stanno guardando
in direzione delle grida, su una pedana rialzata ce ne sono di possenti che
portano sulle spalle ominidi rivestiti di scaglie colorate, questi iniziano ad
ululare mentre da tutte le parti del villaggio stanno arrivando numerosi, in
breve si forma un vero e proprio esercito che comincia a sfilare tra le
piramidi seguendo la direzione del raggio allarmato. Via via che avanzano le
file si ingrossano, la disposizione a raggera delle piramidi li dispone in colonne ordinate che si aprono a ventaglio
verso la giungla orientati alla perfezione
dai tam tam per fronteggiare l'invasione.
Torneremo sui particolari più tardi, ora andiamo a vedere
cosa succede ai margini della giungla.
La cannonata di ominidi è arrivata con tutta la sua
violenza, il gambo del fungo sta entrando nella foresta.
La preda ha toccato i fili e la reazione del ragno è
immediata… La questione è complessa quindi torniamo nell'astronave per seguire
le diverse fasi dai televisori sulla consolle.
Il canone ha disposto delle figure, la dinamo di raccolta al
villaggio di partenza, la formazione della corrente quindi la rete sonora che
avvolge la giungla e la formazione a fungo presa dalla corrente dopo l'uscita
dalla gola.
Come le figure delle nuvole che si possono interpretare a
piacere la figura del fungo
può sembrare un cazzo fornito di due belle paia di palle e la rete
sonora una ragnatela col ragno nel villaggio che è già scattato allargando le
sue zampe a tutta la giungla oppure come una vagina, il condotto uterino che
segue l'onda dei tam tam con le ovaie al villaggio.
A questo punto abbiamo un moscone che tocca la ragnatela
ed un grosso cazzo che penetra nella
vagina.
Le due figure sono entrambe valide perchè è esattamente
quello che sta succedendo.
Come il cazzo quando entra in una figa trova una resistenza
così l'avanzata degli invasori viene rallentata dagli alberi, via via che la
punta penetra nel profondo la colonna rallenta mentre i coglioni ancora fuori
si comprimono e spingono in avanti e nello stesso tempo si allargano. La punta
all'interno viene a contatto con gli ominidi che battono sui tam tam, la
spinta, la foga e l'energia li travolgono e vengono massacrati e intanto i tam
tam continuano a suonare in linea al villaggio. La punta ormai si è aperta facilitando
l'ingresso agli altri, la vagina si allarga e
la corsa del cazzo continua
seguendo la direzione dei tam tam
che tracciano la strada.
Le palle all'esterno stanno per toccare i primi alberi, in
coda si è formato un gruppo numeroso di dominanti che sembra, tornando alla
figura del fungo, un altro funghetto come avviene nei funghi atomici ed in
certi cavoli.
Quando le palle raggiungono la foresta rallentano
bruscamente, nell'urto le soprapalle di dominanti si dividono in due metà che
scivolano lungo i contorni delle palle ed entrano nella giungla dai due lati
esterni trovando la via libera e continuano a correre ai lati del cazzo già
penetrato.
La punta del cazzo,
intanto, incomincia a trovare le prime resistenze di indigeni che sbarrano loro la strada, sono ancora pochi e
Ii travolgono ma sono costretti a rallentare mentre le palle, sia dal centro
che dai lati continuano ad avanzare e
raggiungono la punta sorpassandola, la figura
diventa una sborrata, una sborrata diretta al centro del villaggio, alle
ovaie.
Corrono come pazzi cercando di guadagnare più terreno che
possono, intanto i due gruppi di dominanti ai lati sopravanzano tutti
mantenendosi sempre all'esterno della formazione.
A questo punto il moscone è preso nella rete e incontra il
ragno, l'esercito che arriva dal villaggio. Sono miliaia, davanti i castrati e
dietro i dominanti che spingono, la sborrata ha un arresto totale, le due
formazioni si scontrano, pugni, morsi,
sassate, bastonate con schizzi di sangue e pezzi di corpo e budelle da tutte le
parti, un concerto di urla e gemiti da assordare.
Contemporaneamente, dai lati della giungla arrivano miliaia
e miliaia di indigeni richiamati dai tam tam che accerchiano completamente il
gruppo invasore.
Le due file esterne di dominanti che sopravanzavano la
sborrata invece riescono a passare ai lati dell'esercito arrivato dal
villaggio, evitano l'accerchiamento e continuano la loro corsa verso il
villaggio. Naturalmente sono inseguiti ma lo svolgimento di questa figura la
seguiremo dopo, mettiamola in pause e guardiamo la battaglia.
Il gruppo invasore ora è compatto, completamente accerchiato
e non ha scampo, la lotta è feroce, vi partecipano anche i piccoli che si
infilano tra le gambe degli avversari recidendogli a morsi i tendini d'Achille.
Sono molte le vittime che fanno, si
vedono parecchi ominidi trascinarsi per terra con un piede insanguinato. Lo
scontro dura a lungo, saltiamo e arriviamo alla conclusione.
In un parapiglia indescrivibile il gruppo invasore si è
arreso, non lottano più, i morsi dei piccoli hanno fatto il vuoto nelle loro
file e adesso vagano come automi in preda al panico. Gli ominidi vincitori non
li uccidono, li gettano a terra ed a tutti recidono i tendini d'Achille di una
gamba. In un attimo miliaia di perdenti cadono trascinandosi sulla polvere.
Finito l'azzoppamento i vincitori si buttano sui cadaveri e
sui feriti per fare un gran pieno di energia, pezzi squartati, ossa frantumate,
una musica infernale, in poco tempo dei caduti non resta più nulla.
Una parte degli invasori, quelli che stavano in coda molti
dei quali non erano ancora entrati nella giungla hanno fatto dietro front e
stanno scappando per la strada da cui erano arrivati.
I dominanti vincitori a ruggiti e morsi spingono la massa
dei loro castrati appena rifocillata all'inseguimento ed in breve si vede il
gruppo di ominidi fuggiasco rincorso da miliaia di scimmioni furiosi. Mettiamo la figura in pause e torniamo a
seguire la corsa dei dominanti invasori, gli spermatozoi migliori, verso il villaggio.
Sono due gruppi di circa cento ominidi ciascuno, corrono velocissimi risalendo
dai lati l’avanzata dell'esercito incolonnato che arriva dal villaggio.
Sembra di assistere ad un incontro di football americano. Il
grosso dei nemici non li nota ma ai margini qualcuno si stacca per inseguirli
o arrestargli la marcia. I due
gruppi per lo più cercano di evitarli a
spintoni, quando non ci riescono alcuni di loro si buttano sugli avversari e li
atterrano ingaggiando lotte mortali
mentre gli altri continuano a correre, arrivano in vista del villaggio
decimati, sono una quarantina per parte, alle calcagna hanno un'orda inferocita
che li segue e davanti si trovano moltissimi nemici che gli sbarrano Ia strada.
Una lotta spietata, i fuggitivi corrono a zig zag ruggendo e menando colpi a
destra e a manca per evitarli, certi si buttano sugli avversari e restano a
terra a lottare sacrificandosi per aprire la strada agli altri che continuano
la corsa, arrivano al villaggio
dimezzati, superano le fosse dei
piccoli e trovano altri a sbarrargli la
strada. Più della metà viene fermata, solo una dozzina, correndo come lepri
riesce a raggiungere l'ingresso di una piramide ed entrare.
Dopo qualche minuto dalla piramide cominciano ad uscire
ominidi urlanti ma ormai è fatta. Gli inseguitori si sono fermati e non fanno
nulla per cacciarli, l'avversario è arrivato in meta, la rigenerazione della
corrente è assicurata.
A lavorare sui particolari ci sarebbe da riempire milioni di
pagine ma a noi piace la sintesi, come si suol dire il nocciuolo della questione.
Durante la battaglia abbiamo notato due cuccioli belli e
forti che mordevano più degli altri, entrambi capeggiavano due piccole bande.
Quei due cuccioli ci servono. Adesso stanno entrambi lottando per contendersi
un cadavere. Scendiamo volando con il necessario sull'albero sopra di loro, con
un laccio prendiamo l'ominide morto e lo tiriamo su. I cuccioli si bloccano
sorpresi e guardano la loro preda sparire tra le foglie, cominciano a saltare
ed a strillare poi si attaccano ai rami e salgono. Aspettiamo che siano a
portata e lasciamo cadere il corpo. Quelli si fermano per guardare giù ed in
quel momento il laccio li prende al collo. Li tiriamo su e li addormentiamo con
una puntura di narcotico, poi li agganciamo al cavo teso dall'astronave e li
portiamo a bordo, legati come salami dentro al bagagliaio.
Andiamo a vedere quel che succede fuori dalla giungla.
Dalla foresta stanno uscendo migliaia di ominidi
all'inseguimento dei fuggitivi, si sparpagliano ripercorrendo al contrario il
percorso fatto dagli invasori, quando le trovano raccolgono le merde lasciate
da questi e le mangiano, procedendo verso l'alto si ricompattano su sei file tallonati ai lati dai dominanti,
qualche fuggiasco viene raggiunto e preso, azzoppato e trasportato nella fila
centrale, sempre inseguendo raggiungono l'entrata sulla montagna, vi entrano
e sfilano correndo giù dalla gola sul
tracciato della strada di merda lasciata dagli altri.
Sono incolonnati al fianco del torrente e stanno procedendo
spediti, i fuggiaschi sono quasi raggiunti, se li lasciassimo andare tra
qualche giorno arriveranno al villaggio di partenza e sarà un'altra guerra,
invece da qualche ora il cielo si è rannuvolato, grossi nuvoloni neri carichi
di furia hanno ricoperto la figura, il temporale è scoppiato e diventa sempre
più violento, il torrente si è ingrossato e sta spingendo le file degli ominidi
contro la parete della montagna, come se non bastasse, a quei tempi erano frequenti,
la terra si sconvolge per un violento terremoto, buona parte della montagna frana seppellendo merda ed energia.
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